Scultura di Calò alla Maroncelli. Alleanza Verdi e Sinistra: “Che fine ha fatto?”

Marisa Fabbri e Maria Grazia Creta Alleanza Verdi Sinistra Forlì

«All’interno della Scuola media “Piero Maroncelli” che il Comune ha deciso di demolire (a proposito, che fine hanno fatto i lavori, interrotti poche ore dopo l’ennesimo taglio del nastro?) dovrebbe essere collocata una scultura in alluminio e legno di Osvaldo (Aldo) Calò, un famoso scultore di origine pugliese scomparso oltre 40 anni fa. Calò, che fra l’altro vinse ex equo il premio alla scultura alla biennale di Venezia nel ‘62 ed ha opere esposte anche ai musei vaticani, è noto anche per aver scoperto in Inghilterra, paese in cui soggiornò a lungo, Henry Moore. L’opera di Calò, astratta e concettuale, centrata sul segno dello squarcio come simbolo della guerra, venne realizzata in occasione di un concorso indetto dal Comune di Forlì nel 1972 per l’ideazione e l’esecuzione di un’opera d’arte destinata all’edificio scolastico Cà Ossi cui la Scuola Media “P. Maroncelli” era unificata. Il tema del concorso era quello della Resistenza» è il commento di Diana Scirri e Maria Grazia Creta Alleanza Verdi e Sinistra.

«L’opera è censita nel PAT – ER (Patrimonio culturale Emilia Romagna). Noi di Alleanza Verdi e Sinistra, poiché abbiamo preso atto della straordinaria competenza della amministrazione comunale a proposito di opere scultoree siamo particolarmente preoccupati per la sorte della scultura di Calò. Qualche anno fa infatti la Soprintendenza, in seguito ad una denuncia di Italia Nostra, ha bloccato in corso d’opera il tentativo di ripulire con l’idropulitrice i bassorilievi del Boifava posti alla base del monumento ai caduti. In tempi più recenti l’affidamento della realizzazione di una statua commemorativa dell’alluvione ad una ditta di carpenteria metallica, con la realizzazione di un elegante basamento in cemento armato posto davanti all’unica porta storica della città di Forlì ancora in piedi, ha chiesto nuovamente l’intervento della Soprintendenza.
Questi esempi passati ci fanno temere il peggio. Poiché si tratta di un bene pubblico di grande valore sia artistico che economico (si vedano a questo proposito le quotazioni delle opere di Calò) vorremmo sapere che fine ha fatto, se si trova ancora dentro la scuola, se le prime demolizioni l’hanno danneggiata, se hanno pensato a dove collocarla o se, date le premesse, visto l’alto valore sul mercato dell’alluminio, qualche esperto d’arte del Comune non l’abbia rifilata a qualche rottamaio» concludono Scirri e Creta.

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