La stagione balneare è iniziata e di conseguenza anche i prelievi mensili per il controllo microbiologico delle acque di balneazione a tutela della salute pubblica. Il dato inerente al prelievo sulla costa romagnola del 27 maggio rileva lo sforamento dei limiti per 4 specchi d’acqua. Chiusa quindi temporaneamente la balneazione per motivi igienico sanitari. Il dato interessante che voglio porre all’attenzione dei cittadini è però quello inerente a Cesenatico in cui, in seguito alle analisi suddette, sono state chiuse due acque di balneazione la cui lunghezza totale è di circa 4 km. Sulle suddette spiagge sono presenti in totale 69 stabilimenti balneari, quindi in piena estate arenili con migliaia di persone. Questo fatto è quindi di enorme rilevanza sanitaria, economica e, vedremo poi perché, anche politica. Ma veniamo prima a freddi dati ed alle puntuali e cristalline valutazioni dell’organo competente in materia, l’Arpae: Chiuso dunque lo specchio denominato “Porto Canale Cesenatico nord” per aver oltrepassato i limiti del parametro inerente ai batteri fecali (Eschiericacoli 644 MPN/100ml). Identico provvedimento di chiusura temporanea della balneazione per “Porto Canale Cesenatico sud” (Eschiericacoli 1106 MPN/100ml). Nel profilo delle due acque però, Arpae nero su bianco, ci offre il quadro preciso di quella situazione e in seguito, uno spunto di riflessione politico.
Entrambe le acque suddette hanno una classificazione della qualità dell’acqua “Eccellente”, ma per chi mi segue conosce dal punto di vista documentale che questa valutazione lascia il tempo che trova. Senza la presenza di scolmatori fognari nei pressi dello specchio d’acqua l’eccellenza è reale, in caso contrario, fittizia. Carta canta e nessuno, almeno in questa galassia, trattandosi di documenti, può smentirmi. Ma andiamo oltre perché non è su questo che voglio porre la vostra attenzione: nel profilo specifico redatto da Arpae, questi due specchi, sono descritti come acque con “Affluenza bagnanti elevata”. Nella descrizione geografica poi L’Agenzia Regionale di Prevenzione Ambientale puntualizza che “Nell’area di balneazione relativa al profilo non vi sono né scarichi diretti né corsi d’acqua che potrebbero convogliare fonti inquinanti di carattere puntuale e diffuso, pertanto non sono previste misure specifiche”.
Non dimenticate il punto inerente alle misure specifiche perché quello sarà a fine articolo un punto di carattere politico. Nel profilo c’è inevitabilmente anche la parte che descrive gli impatti sull’acqua di balneazione e l’identificazione delle cause di inquinamento: “In corrispondenza del limite Nord e Sud dell’area di balneazione si trova lo sbocco del Porto Canale di Cesenatico”. Nella parte inerente agli eventi di inquinamento di breve durata Arpae è ancora più chiara: “In presenza di intense precipitazioni si possono attivare eventuali scarichi presenti nel Porto Canale di Cesenatico, le cui acque recapitano a mare nelle immediate vicinanze dell’acqua di balneazione”. Nell’identificazione fonte di inquinamento inoltre scrive: “In corrispondenza del limite Nord e Sud dell’area di balneazione si trova lo sbocco del Porto Canale di Cesenatico”. Il Porto Canale di Cesenatico recepisce l’acqua dal canale Fossatone e da altri “scoli” ed è per questo che dopo le piogge, se avviene un prelievo ai lati di esso, è probabile trovare inquinamento fognario. E Arpae ne certifica la causa.
In realtà poche decine di metri a nord dello specchio chiuso temporaneamente alla balneazione c’è anche il canale Mesolo del Montaletto che recepisce con le piogge gli scarichi del cervese e proprio per questo il sindaco Matteo Gozzoli, in caso di apertura, ha adottato le misure preventive e cioè, la chiusura automatica per 18 ore della balneazione. Ma allora dopo quella igienico sanitaria certificata, la rilevanza economica e soprattutto politica dove starebbe? È sufficiente porsi una semplice domanda per capirlo: Perché il sindaco Matteo Gozzoli, di fatto l’autorità sanitaria comunale, non adotta le misure preventive anche per il Porto Canale se Arpae certifica la presenza di scolmatori fognari a monte di esso? La scelta è politica ed è dettata dal fatto che se lo facesse, ogni volta che piove ed uno scolmatore fognario si apre per riversare i liquami nei canali che poi conducono al Porto e poi in mare, scatterebbe la chiusura automatica della balneazione per 18 ore in un tratto di spiaggia con 68 stabilimenti balneari. Ogni volta che piove può voler dire anche decine di volte ogni estate. Chiaro? Si tutelerebbe la salute dei bagnanti ma il danno d’immagine sarebbe enorme e quello economico incalcolabile. Invece senza adottare le misure preventive la balneazione viene di fatto chiusa solo in determinate condizioni: e cioè dalla sola analisi di routine mensile sforante i limiti e solo se il prelievo avvenisse in una data immediatamente seguente ad una pioggia. Quindi di fatto la tutela della salute pubblica in quei 4km di spiaggia è affidata al caso e questa scelta che tutela certamente l’economia turistica, è una scelta politica.
Giorgio Venturi