«Intervengo su un tema sollevato in questa campagna elettorale. Non credo si possa restare indifferenti sul tema dell’antifascismo, ne si possa essere, per usare un bruttissimo neologismo, a-fascisti. L’antifascismo non è, come qualcuno sostiene, specie il 25 aprile, di parte, e non è divisivo. Anzi ha unito, nella Resistenza, le più diverse anime della politica italiana. Combatterono insieme i monarchici di Cadorna, i democristiani di Zaccagnini, gli azionisti di Parri, i socialisti di Pertini, i liberali di Sogno, i comunisti di Longo, gli italiani tutti, in quell’afflato che diede origine all’arco costituzionale, che fece la nostra Carta. Sul fascismo, per citare il Mussolini del discorso alla Camera sull’omicidio di Matteotti, ucciso il 10 giugno di 100 anni fa possiamo solo dire: “il fascismo fu una associazione a delinquere di cui Mussolini fu il capo”. O, come Gianfranco Fini, a Gerusalemme affermare che: ”Il fascismo è il male assoluto”: L’antifascismo deve essere il tratto comune di tutti coloro che partecipano alla vita democratica» è l’analisi di Lodovico Vico Zanetti candidato alle elezioni comunali per il Partito Democratico.
«Condivido assai poco con la destra che governa Forlì, e ho spesso criticato le scelte di Zattini sulla nostra città. Ma sono sicuro che sull’antifascismo siamo entrambi dalla stessa parte, l’unica possibile. Perchè la differenza tra la nostra democrazia, certo debole, imperfetta, delicata, e il fascismo sta tutto nello scambio che, nel 1987 hanno in parlamento Giorgio Pisanò e Vittorio Foa. Pisanò: «Caro Foa, dopo tanti anni di battaglie su fronti opposti, ci troviamo qui in Senato, a servire lo Stato pur con le nostre diverse idee. Possiamo stringerci la mano?». E Foa: «Certo, possiamo stringercela. L’importante è ricordarci che lei è qui, in Parlamento, grazie alla Costituzione; e la Costituzione c’è perché abbiamo vinto noi. Se aveste vinto voi, io sarei rimasto in galera e lì sarei morto». Per quello, non possiamo non dirci antifascisti conclude Zanetti.