«Il 13% della popolazione forlivese ha più di 75 anni e circa il 26% più di 65 anni; nella nostra città ci sono 209 anziani ogni 100 giovani. Una società sempre più anziana, in cui aumentano cronicità e non autosufficienza, avrebbe il dovere di trovare soluzioni efficaci per la cura a lungo termine. Invece il nostro Paese vive un grave ritardo, sia sul versante dei servizi per la non autosufficienza, in particolare per la domiciliarità, sia sul riconoscimento del ruolo cruciale svolto dalle e dai caregiver (famigliari e non) nell’assistenza a lungo termine a persone disabili o anziane. È quindi fondamentale, a partire dalle amministrazioni locali, mettere in campo proposte nuove, fondate sulla centralità della persona e l’integrazione delle prestazioni sociali e sanitarie. Il Comune di Forlì e l’Ausl debbono investire in risorse umane e definire un nuovo modello organizzativo che coinvolga tutti gli attori della cura» sono le parole di Federico Morgagni, candidato del Partito Democratico.
«Fra gli aspetti da affrontare ci sono: l’integrazione fra servizi sociali e sanitari per piani personalizzati; l’attivazione di sportelli unici per l’informazione e il supporto alle famiglie; l’attivazione di call center e servizi di teleconsulto per accompagnare le esigenze di cura domiciliare; il potenziamento dei centri diurni come elemento di inclusione sociale. La domiciliarità va supportata con servizi di reperimento e formazione delle assistenti famigliari private e azioni di conciliazione e sollievo delle e dei caregiver (sostituzioni). Inoltre il ricorso alla domotica e alle nuove tecnologie ICT può facilitare l’autonomia, consentendo il monitoraggio a distanza anche attraverso la telemedicina, così come il rafforzamento di servizi di consegna pasti, spese e farmaci a domicilio» insiste il Dem.
«Pensiamo sia necessario ragionare anche su nuove forme dell’abitare, sostenendo esperienze di cohousing per anziani, come servizio abitativo che fornisce un ambiente protetto. Le strutture residenziali per anziani, dal canto loro, dovranno aprirsi al territorio con forme nuove di integrazione, formazione. La definizione del Piano assistenziale individuale e del budget di salute dovranno coinvolgere tutti i soggetti della cura e dovranno essere centrati sull’ascolto. La stessa domiciliarità potrà darsi solo se sarà sorretta da una piattaforma di dialogo multiprofessionale e multidimensionale continuativa nel tempo e nella durata dell’intervento. Tale piattaforma operativa, integrata a un sistema di geolocalizzazione e gestita da Ausl e Comuni, può essere il luogo sul quale costruire nuovi percorsi socio sanitari territoriali, basati sulla domiciliarità e fondati sui tre fondamentali criteri della prossimità, continuità e personalizzazione» conclude Morgagni.