Una nuova tripletta di farmaci può cambiare lo standard di cura dei pazienti affetti da mieloma multiplo in progressione che hanno già ricevuto una prima linea di terapia. Il trattamento con l’anticorpo farmaco-coniugato belantamab mafodotin, in combinazione con bortezomib e desametasone, ha evidenziato una maggior sopravvivenza per i pazienti senza progressione di malattia di 36,6 mesi rispetto ai 13,4 mesi con daratumumab, bortezomib e desametasone, che rappresenta l’attuale standard di trattamento. Anche la sopravvivenza totale è migliorata con la terapia sperimentale, con l’84% dei pazienti vivi a 18 mesi rispetto al 73%. Sono i principali risultati dello studio multicentrico di fase 3 Dreamm-7, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “New England Journal of Medicine”, che ha coinvolto 494 pazienti con mieloma multiplo recidivato o refrattario. L’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” Irst Irccs di Meldola ha svolto un ruolo di primo piano nello studio, arruolando un numero significativo di pazienti.
“Nel nostro centro apriamo la strada alle terapie del domani, grazie al grande impegno nella ricerca, e questo studio conferma il ruolo dell’IRST di Meldola in ambito oncoematologico a livello mondiale – afferma Claudio Cerchione (nella foto) dirigente medico ricercatore della Struttura di Ematologia dell’Irst Dino Amadori Irccs ed autore dello studio Dreamm-7 -. Abbiamo creduto fortemente nel valore di belantamab mafodotin, il primo anticorpo monoclonale farmaco-coniugato anti Bcma nei tumori del sangue. E l’efficacia della molecola, nello studio Dreamm-7, è testimoniata dalla netta superiorità rispetto al gruppo di confronto, costituito proprio da pazienti trattati con lo standard di cura. È stata evidenziata una sopravvivenza libera da progressione mediana di quasi 2 anni più lunga, con una riduzione del 59% del rischio di progressione o morte. Va considerato, inoltre, che la metà dei pazienti in entrambi i gruppi di studio era stata trattata con una sola linea di terapia, ma l’altra metà con almeno quattro o più linee. Ciò rende ancora più rilevante il dato di sopravvivenza libera da progressione, che evidenzia un ottimo controllo della malattia. Non solo. Anche il profilo di tollerabilità della combinazione con belantamab mafodotin garantisce una buona qualità di vita. Questi risultati sono senza precedenti”.
Belantamab mafodotin può cambiare la storia naturale del mieloma multiplo e la pratica clinica in seconda linea, in attesa dei dati dello studio Dreamm-9, sull’utilizzo della nuova tripletta in prima linea, a cui l’IRST ha offerto un contributo significativo. Ogni anno, in Italia, sono stimati circa 5.800 nuovi casi di mieloma multiplo. “È un tumore del sangue dovuto alla crescita incontrollata delle plasmacellule, cellule del sistema immunitario responsabili della produzione degli anticorpi – sottolinea sempre Cerchione -. I sintomi più frequenti sono il dolore osseo, localizzato e talvolta accompagnato da fratture spontanee, e l’astenia, a volte di grado severo, correlata all’anemia. La diagnosi precoce è difficile, perché molti pazienti non presentano sintomi fino allo stadio avanzato o manifestano disturbi generici, che potrebbero essere causati da altre patologie. In questo senso, sono significativi gli sforzi della ricerca condotta all’Irst di Meldola per individuare una fase precoce di malattia, priva di sintomi, nota come mieloma ‘smoldering’, ancora indolente ma con alte probabilità di sviluppo negativo. Nei pazienti ad alto rischio, si stanno sperimentando nuovi approcci come l’immunoterapia preventiva, proprio per evitare o ritardare la progressione della malattia”.
“La cronicizzazione della malattia oggi è realtà. L’obiettivo che vogliamo raggiungere è la guarigione. I pazienti possono ricadere dopo la risposta in prima linea ma, alla luce dell’importante innovazione disponibile in termini diagnostici e terapeutici, la strada verso la guarigione non è più così lontana. La terapia si è basata per molti decenni sulla chemioterapia, con risultati modesti. La rivoluzione terapeutica negli ultimi 20 anni – conclude – è stata rappresentata dall’introduzione di farmaci biologici con azione diretta verso le plasmacellule e il ‘microambiente midollare’. Le immunoterapie di nuova generazione hanno cambiato le prospettive, così come la sta cambiando questa nuova tripletta di farmaci. Nel mieloma multiplo la medicina è quindi sempre più personalizzata, grazie a trattamenti privi di chemioterapia e basati sulle caratteristiche molecolari della malattia”.