La Camera di commercio della Romagna diffonde le previsioni occupazionali per il terzo trimestre 2024: le imprese hanno programmato complessivamente 21.930 nuovi ingressi nelle province di Forlì-Cesena e Rimini. Fra le professioni emergenti i green e blue jobs. Dalle analisi occupazionali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il trimestre luglio-settembre 2024 sono 21.930.
Gli ingressi previsti nel mese di luglio sono 9.880, 6.010 in provincia di Rimini e 3.870 a Forlì-Cesena, e rappresentano il 22,4% del dato regionale (-11,1% rispetto al mese scorso) pari a n. 44.000 – l’8,7% (-0,9%) degli ingressi previsti in Italia, pari a 508.000 (-58.000 rispetto a giugno). Le incidenze sui movimenti regionali da parte del territorio romagnolo rallentano nella stagione estiva, ma restano comunque ancora elevate rispetto alle medie annue.
La Camera di commercio della Romagna diffonde le previsioni occupazionali provinciali, elaborate dalle analisi di Excelsior Informa, il bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle Camere di commercio italiane. In provincia di Forlì-Cesena, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) per il terzo trimestre 2024, sono 9.860. Per il mese di luglio le entrate previste sono 3.870. Ancora preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, pari al 78%, +1% rispetto a giugno.
Per quanto riguarda le entrate nel trimestre, i cinque principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i servizi di alloggio, ristorazione, turismo con 1.120 ingressi previsti, il commercio con 580, i servizi alle persone con 520, le costruzioni con 270 e le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco con 250. Le entrate previste si concentrano per l’73% nel settore servizi, che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone, e nel 61% dei casi in imprese con meno di 50 dipendenti, -9 e -10% rispetto a giugno rispettivamente gli indicatori. Una quota pari al 31% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni (-4%), il 17% delle imprese prevede di assumere personale immigrato (+2%). Nel 64% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore, ma in 51 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati (+7%).
I green jobs, o lavori verdi, sono tutte quelle professioni legate alla sostenibilità, al benessere e alla tutela del pianeta, ad esempio ingegneri energetici, tecnici del risparmio energetico, ecobrand ed energy manager, auditor ambientali, esperti di impatto ambientale e di acquisti verdi, programmatori di risorse agroforestali. I blue jobs sono legati alla Blue Economy, riguardano comparti tradizionali (pesca, acquacoltura, trasformazione alimentare, cantieristica e turismo marittimo -costiero e da diporto) e innovativi come l’energia blu (eolico offshore e impianti solari in mare aperto) e le biotecnologie blu (farmaceutica e i biocarburanti). Nella Pubblicazione Excelsior ‘Le competenze green’ sono proposti quattro approfondimenti settoriali, ovvero costruzioni, meccatronica, e per la prima volta servizi turistici (alloggio e ristorazione) e servizi istruzione-formazione privati.
Tra i settori industriali con incidenza di green jobs superiore alla media del comparto si evidenzia il settore delle costruzioni, che con il suo 87,7% di green jobs sul totale delle entrate programmate conferma il proprio primato, seguito dalle industrie di fabbricazione macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto (83,9%), dalle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (81,4%), dalle industrie della gomma e delle materie plastiche (79,2%), dalle public utilities (78,7%), dalle industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali (76,9%) e dalle industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere (71,9%). Nei servizi, invece, sono cinque i settori del comparto con incidenza di Green jobs sul totale delle entrate superiore alla media nazionale: i servizi di logistica (77,2%), il commercio all’ingrosso (61,0%), il commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (57,9%), i servizi avanzati di supporto alle imprese (49,9%), i servizi informatici e delle telecomunicazioni (43,0%) e i servizi finanziari e assicurativi (37,4%).
Nel triennio 2021-2023 le imprese che investono in competenze green sono gradualmente cresciute fino ad arrivare al 56,4% del totale nel 2023. Le imprese che investono in competenze green si confermano più dinamiche sul mercato del lavoro, in quanto esse attivano nel 2023 il 74,6% della domanda di lavoro complessiva, quindi in misura più che proporzionale rispetto alla loro numerosità. Le imprese che investono in tecnologie green nel 2023 sono pari al 25,2% del totale, in crescita rispetto al 2022. Anche queste imprese innescano una domanda di lavoro più che proporzionale rispetto alla loro quota, attivando infatti il 36,9% dei contratti di lavoro.
La difficoltà di reperimento dei lavoratori è ormai un problema generale sul mercato del lavoro, in crescita tanto per le entrate generiche quanto per quelle con competenze green. Nel complesso, nel 2023 il 45,1% delle entrate hanno evidenziato difficoltà di reperimento, dato in forte crescita rispetto al 32,2% del 2021. Nello specifico, la difficoltà di reperimento è più intensa quando sono richieste competenze green: si attesta nel 2023 al 40,4% delle entrate cui non è richiesta attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, al 46,3% delle entrate con competenze green necessarie e al 48,1% delle entrate con competenze green richieste con grado elevato di importanza.