L’Osservatorio economico e sociale della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini getta uno sguardo sul comparto delle costruzioni, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, in un quinquennio di forti sollecitazioni per il tessuto imprenditoriale. Un bilancio degli ultimi cinque anni attraverso i dati del Registro delle imprese.
“Tra l’inizio del 2020 e fine marzo 2024, pandemia e incentivi fiscali hanno prodotto un forte stress e impresso un’accelerazione al settore delle costruzioni, uno dei più dinamici e importanti della nostra economia per capacità di creare valore e occupazione – dichiara Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna –. Secondo i dati dell’ultimo rapporto CRESME, il Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia, appena pubblicato, nel 2024 per il settore delle costruzioni si stima un calo complessivo del 9,5% per gli investimenti e del 7,7% per il valore della produzione, dovuto in parte al blocco del cosiddetto superbonus. La frenata del settore sarà rallentata nel breve periodo dagli investimenti in opere pubbliche, sostenuti dal Pnrr, ma è necessario pensare a politiche a lungo termine, con interventi strategici soprattutto in tema di efficientamento energetico e riqualificazione urbana in ottica di innovazione e sostenibilità. Su quest’ultimo punto è necessario porre un’attenzione particolare su qualificazione della manodopera e, soprattutto, sulla sicurezza. In Italia, infatti, continuano a crescere gli incidenti sul lavoro e il settore delle costruzioni, purtroppo, si conferma quello con maggiore mortalità tra i lavoratori. Ben vengano quindi le norme che sanzionano gli abusi o il non rispetto delle regole di sicurezza, ma occorre anche ripensare la gestione e l’organizzazione dei cantieri con l’impiego di tecnologie digitali avanzate e di intelligenza artificiale, che oltre a ottimizzare tempi, costi e qualità delle opere, possono ridurre i rischi di incidente e, quindi, migliorare in modo consistente le condizioni di sicurezza dei lavoratori”.
Le imprese in provincia di Forlì-Cesena
Nel primo trimestre 2024, in provincia di Forlì-Cesena, il bilancio dell’anagrafe delle imprese, cioè tra aperture e chiusure di attività economiche, si è attestato a -107 unità, valore questo più contenuto rispetto allo stesso trimestre degli ultimi tre anni (-152) e sicuramente migliore alla media dell’ultimo decennio (-226 imprese). Il saldo riflette, da un lato, il rallentamento delle cancellazioni (859 pari al 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023) e, dall’altro, una moderata crescita delle iscrizioni (752, il 7,3% in più). Nel complesso, il flusso di aperture di imprese nel primo trimestre 2024 (731) risulta superiore della media del periodo pre-pandemia (31 marzo 2018-31 marzo 2020), mentre il flusso di chiusure di imprese resta al di sotto di tale media (979).
Il settore costruzioni
Spostando l’attenzione sul settore edile e allungando lo sguardo a ritroso fino al 31 marzo del 2019, questi cinque anni certificano un ritorno al passato: lo stock delle imprese esistenti al 31 marzo di quest’anno si attesta a 5.567 imprese attive, la base imprenditoriale aumenta di solo 33 unità (+0,6%) rispetto lo stesso periodo 2019 ma diminuisce di 251 unità (-4,3%) rispetto il 1° trimestre 2023. Entrando nel dettaglio dei dati, questo piccolo assestamento rivela dinamiche molto più accentuate, sia per le diverse tipologie di attività sia per le forme giuridiche adottate dalle imprese che lo compongono. Le 33 imprese attive in più nel quinquennio, infatti, sono il risultato di una diminuzione di circa 129 unità nella divisione costruzione di edifici, di un sostanziale stallo (-2) nell’ingegneria civile e di una più sensibile crescita (+3,9% corrispondente a 164 imprese in più) nella divisione dei lavori di costruzione specializzati, tra cui figurano impiantisti, installatori, carpentieri e posatori: tutte specializzazioni fortemente legate alle attività di recupero del patrimonio edilizio incentivate dalla stagione del Superbonus. Ma le dinamiche più forti emergono dall’analisi delle forme giuridiche. Nei cinque anni esaminati, infatti, la crescita complessiva di 33 imprese attive si deve unicamente alla robusta espansione delle società di capitale (243 in più, pari a una variazione di +27,7 punti percentuali dello stock di imprese attive). Il riflesso di questa forte vitalità è stato un arretramento (-104 imprese attive, il 12,7% in meno rispetto al 2019) delle società di persone, accompagnato da una perdita di 101 imprese individuali attive (-2,7%) e 5 imprese attive costituite in altre forme (-6,3%), principalmente cooperative.