Questa mattina sono andato a controllare la situazione di uno specchio d’acqua balneabile a Rimini, per la precisione “Torre Pedrera – scaricatore Brancona”. Lo specchio ha un fronte spiaggia di 1 km su cui sono presenti una decina di stabilimenti balneari, una casa di cura ed alcune zone di spiaggia libera. Tutto ciò garantisce la presenza di migliaia di turisti. Da quattro giorni consecutivi la balneazione è chiusa temporaneamente a causa dello sversamento dei liquami fognari in mare che dal canale sotto via lago Ridolfo s’immette in spiaggia. Le piogge sono solo il veicolo, gli scolmatori fognari invece la causa del problema dell’inquinamento microbiologico, quindi il problema ambientale e sanitario è politico.
La bella notizia è che le misure preventive adottate dal sindaco di Rimini sono state rispettate pienamente: apposti tempestivamente i cartelli di divieto temporaneo della balneazione sulle plance e in corrispondenza delle fosse. Sono state inoltre, come la legge prescrive, innalzate le bandiere di segnalazione del divieto temporaneo di balneazione sulle aste presenti nelle postazioni di Salvamento. Misure che potranno essere revocate 18 ore dopo la comunicazione della chiusura temporanea, in questo caso stanotte alle 00.05. In passato, ma ancor oggi, in alcune zone succede ancora, i cartelli sparivano dopo un ora, in altri casi non venivano proprio posizionati, a volte erano dei fogli A4 attaccati a un palo a 50 metri da riva, mentre sui pennoni i salvataggi issavano bandiera bianca. Non rispettare tali disposizione, è bene ricordarlo, è un reato ascrivibile all’art. 650 del Codice Penale.
La realtà di questa mattina però mostra che per molti il pericolo dell’inquinamento microbiologico non è rilevante o non lo hanno rilevato: stamattina erano infatti centinaia le persone in acqua, nonostante i cartelli e le bandiere dei salvataggi e questo può essere spiegato un po’ dalla distrazione un po’ perché nel cartello non c’è scritto il motivo della chiusura temporanea della balneazione: igienico sanitario. Volendo essere chiari con la scritta sversamento fognario in mare, l’impatto sui turisti sarebbe sicuramente maggiore, ma la legge e le direttive sono state rispettate in maniera cristallina. Certo non si può pretendere dai bagnini che facciano qualche breve annuncio informativo agli altoparlanti per informare del pericolo per la salute pubblica, ma dal sindaco si.
È l’autorità sanitaria comunale, potrebbe tranquillamente integrare l’Ordinanza balneare regionale con questa efficace formula informativa a tutela della salute delle persone. Dal sindaco di Rimini, che lungo i 10 km del suo arenile ha 10 punti in cui avvengono sversamenti fognari in mare ogni volta che piove e per i quali ha infatti adottato le misure preventive, lo si potrebbe pretendere. Almeno alla luce del fatto che sono poi migliaia le persone che fanno il bagno. Certo, l’impatto mediatico per una scelta così sarebbe rilevante, quello politico in materia di perdita di consensi ancor di più, riguardo invece all’immagine turistica di Rimini è ovvio che subirebbe un ulteriore danno. Ma il sindaco è l’autorità sanitaria comunale, se non lui chi dovrebbe farlo?
Piccola annotazione informativa sulla classificazione della qualità dell’acqua di balneazione di “Torre Pedrera – scaricatore Brancona”, redatta da Arpae: è “Eccellente”. Questo perché per tale valutazione si tiene conto, da iter legislativo, solo dei risaltati delle analisi di routine degli ultimi quattro anni e mai degli eventuali sversamenti che causano le conseguenti chiusure automatiche della balneazione. Succede così che magari i cinque prelievi stagionali di routine mensili sono entro i limiti mentre durante la stagione balneare gli sfioratori fognari hanno magari versato dieci volte in mare i liquami delle fogne ma ciò non ha poi alcuna influenza sulla valutazione della qualità di quello specchio d’acqua. Zero. Eppure per quegli sversamenti la balneazione viene chiusa in maniera preventiva dal sindaco per dieci volte, perché di fatto i liquami fognari finiscono in mare. Quindi “Eccellente de che?”.
Giorgio Venturi