Secondo i dati dell’ufficio studi di Confartigianato, in Italia il 36,2% degli occupati opera in professioni fortemente esposte all’impatto dell’intelligenza artificiale. Sono, infatti, 125 mila le micro e piccole imprese pioniere della tecnologia: si tratta del 12,6% di aziende che nel biennio 2021-2022 ha utilizzato una o più soluzioni di intelligenza artificiale. Come spiega il segretario di Confartigianato di Forlì, Mauro Collina “il nostro Paese è al quarto posto nell’Unione europea per quota di piccole imprese che utilizzano robot (6,9%), superando il 4,6% della media europea, il 6% della Francia e sfiorando il raddoppio sulla Germania, ferma al 3,5%. Con l’esplosione della tecnologia, oltre a fenomeni di polarizzazione del lavoro e di disparità di reddito, aumentano anche le competenze che l’imprenditore deve detenere, un fenomeno più marcato per le piccole imprese nelle quali il titolare accentra su di sé le attività maggiormente connotate dall’uso dell’IA”.
E continua “come Confartigianato ribadiamo che l’intelligenza artificiale si armonizzerà con l’intelligenza artigiana, ma occorre scongiurare il rischio che la carenza di lavoratori qualificati freni la transizione digitale”. Dagli ultimi dati disponibili emerge che le imprese richiedono 699.000 lavoratori con elevate competenze digitali, ma più della metà (51,8%) risulta di difficile reperimento: si tratta di 362.000 lavoratori con competenze per gestire tecnologie di intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain.
A livello territoriale il fenomeno della scarsità di manodopera per gestire i processi più sofisticati della transizione digitale delle imprese è più marcato in Trentino-Alto Adige con il 65,8% delle risorse difficili da reperire, seguito da Friuli-Venezia Giulia con 62,6%, Umbria con 60,3% Marche con 57,1%, Veneto con 56,3% ed Emilia-Romagna con 55,8%. Conclude Collina “pur in una fase di indebolimento del ciclo economico, la domanda di lavoro sta sostenendo i processi di crescita. Ma è evidente che le imprese chiedono nuove competenze e specifiche professionalità di difficile reperimento. L’utilizzo sempre più massiccio di sistemi di intelligenza artificiale ha un impatto rilevante sul mercato del lavoro, per questo è necessario agire a monte, intensificando la collaborazione con le scuole, soprattutto quelle a indirizzo tecnico e professionale, perché i nostri dati evidenziano come per il 72% dei lavoratori cercati dalle piccole imprese sia necessario un titolo secondario tecnico, o con qualifica o diploma professionale, o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche e ingegneristiche.”