“I fiumi devono essere fiumi, non foreste”. Si sente forte e chiaro il grido lanciato questa mattina davanti alla sede della Regione Emilia Romagna, da comitati e romagnoli alluvionati per chiedere un cambio di passo radicale nelle politiche di prevenzione del rischio idrogeologico e gestione del reticolo fluviale regionale. Al fianco di comitati, imprenditori e semplici cittadini, vittime delle alluvioni del 2 e 17 maggio 2023 e del 18 e 19 settembre scorsi, c’era anche il consigliere regionale Massimiliano Pompignoli, da sempre in prima linea nel dibattito sulla ricostruzione.
“Non c’è più tempo – afferma Pompignoli – ci troviamo di fronte a un punto di non ritorno. Se non ci arrendiamo di fronte all’evidenza che fino a qui, tutto quello che è stato fatto dalla Regione per il contrasto del dissesto idrogeologico e la pulizia dei fiumi, è stato fatto male o addirittura non è stato fatto, non saremo in grado di voltare pagina e ricostruire un territorio più sicuro, al passo con le nuove emergenze dettate dal cambiamento climatico. Serve un approccio nuovo, discontinuo rispetto al passato. Siamo l’unica Regione in Italia che mantiene sotto un’unica struttura la pulizia e la gestione ordinaria dei corsi d’acqua con gli interventi di natura emergenziale. In pratica, chi si occupa di manutenzione si trova al tempo stesso a dover gestire situazioni di emergenza. È pura follia”.
“Le strutture regionali devono essere separate, specializzate per competenze, ben presenti sul territorio e dotate di capacità finanziaria che le renda autonome e in grado di rispondere con tempestività ai bisogni dei residenti. Le scuse non sono più tollerabili. La verità è che, in molti tratti, i nostri fiumi sono ancora oggi delle discariche di rami e tronchi e che manca una programmazione seria per la realizzazione di nuovi invasi. Le ultime alluvioni ci hanno dimostrato che, così come strutturata, la gestione dei corsi d’acqua e dei bacini idrografici non garantisce adeguati livelli di sicurezza per i nostri cittadini. Ci aspettiamo da questa Regione una presa di coscienza importante perché se c’è una cosa che in questo anno e mezzo abbiamo imparato, a discapito delle nostre comunità, è che il modello Emilia Romagna ha fallito” conclude Pompignoli.