«Come Forlì Città Aperta, sentiamo il bisogno di esprimere il nostro punto di vista rispetto al recente progetto presentato in commissione dall’assessora alle Politiche sociali, Angelica Sansavini: l’allestimento di servizi di prima accoglienza (stazione di posta con sportelli e ambulatorio) e housing first per persone senza fissa dimora in immobili inutilizzati di Acer, situati nel centro città. Da una parte, vediamo in modo positivo il progetto e ci schieriamo apertamente contro le posizioni espresse da esponenti di Lega e Popolo della Famiglia, che sostengono che la collocazione dei servizi di prima accoglienza nel centro storico contribuiranno a creare un fantomatico ‘degrado’ e anzi notiamo che la centralità dei servizi avrà il doppio pregio di essere maggiormente accessibile alle persone in difficoltà e di creare maggiori possibilità di interazione fra le parti che compongono la cittadinanza di Forlì; condizione quest’ultima necessaria allo sviluppo e al consolidamento di una comunità cittadina solidale e accogliente, in cui nessuno venga emarginato» si legge in una nota.
«Dall’altra parte – continua l’organizzazione di volontariato – ci teniamo a sottolineare che il progetto appena avviato deve essere considerato alla stregua di un primo passo che, seppur positivo, non basta per ridurre le disuguaglianze sempre più visibili all’interno della nostra città. Infatti, le due strutture che apriranno in centro hanno ancora tutte le caratteristiche di una soluzione emergenziale, che non può bastare in un’ottica politica di inclusione. Innanzitutto, non può essere una prassi utilizzare edifici Acer, che dovrebbero servire per un’edilizia pubblica (in cui collocare le persone a lungo termine), per garantire dei servizi emergenziali e temporanei che dovrebbero trovare posto altrove. Ci chiediamo altresì, visto che la ristrutturazione dei due edifici Acer in questione dovrebbe concludersi a settembre 2025, quali siano le soluzioni del Comune per le persone senza fissa dimora per questo inverno».
«Inoltre, è ormai noto che, negli ultimi anni, a Forlì, il prezzo degli affitti stia crescendo esponenzialmente e se per le famiglie italiane sta diventando sempre più difficile trovare casa, per le famiglie di persone razzializzate è ormai diventato impossibile. Sono necessari quindi interventi strutturali nell’edilizia popolare e reali politiche abitative di medio-lungo periodo, per garantire a tutte le famiglie, nonché ai singoli, la possibilità di accedere a degli alloggi stabili e dignitosi, condizione essenziale per trovare e riuscire a mantenere un lavoro e, di conseguenza, per raggiungere l’indipendenza economica» insiste Forlì Città Aperta.
«Infine, non possiamo fare a meno di notare la quantità ingente di immobili sfitti nella nostra città, molti dei quali di proprietà del Comune: riteniamo necessario quindi che al recente progetto promosso dall’assessora Sansavini vengano affiancati ulteriori progetti di ristrutturazione e restituzione alla comunità di questi alloggi e l’implementazione di servizi, che vadano oltre l’assistenza emergenziale che, da sola, non fa altro che condannare le persone all’instabilità e all’impossibilità di inserimento a pieno diritto nel tessuto cittadino. In poche parole, l’accesso alla casa deve essere garantito come diritto, non come bene di mercato per il profitto dei privati. Rimane perciò aperta la domanda: quale piano strutturale per far fronte a questo problema ha in mente l’Amministrazione?» si domanda Forlì Città Aperta.