«C’è chi cerca di coinvolgere i Verdi in una polemica pericolosa, alimentando artificiosamente una confusione purtroppo ancora oggi molto diffusa tra il nostro partito, oggi Europa Verde, e gli uffici del Verde Pubblico dei Comuni, o ancora peggio con gli uffici regionali che si occupano di ambiente. Confusione alimentata maliziosamente anche a forza di video e messaggi costruiti ad arte per screditare chi da anni mette in allarme sulla crisi climatica e sulle conseguenze che avrà sul nostro territorio, se non si interviene con forza e determinazione. Sa bene che i Verdi sono una cosa distinta dalle ditte che hanno l’appalto dei lavori di sistemazione degli argini. Però a noi piace intervenire con cognizione di causa, per evitare strumentalizzazioni elettorali da un lato e disinteresse o inazione dall’altro. In queste ultime piene non c’era alcuna catasta sul Montone, perché le imprese a cui sono stati appaltati i lavori di abbattimento dei tronchi avevano per contratto anche l’onere di rimuoverli, cosa che hanno fatto cippandoli sul posto. Il cippato era infatti un modo per le aziende per pagarsi l’intervento, e sarebbe stato illogico abbandonare la remunerazione sul posto» è la risposta alle polemiche politiche di Cristina Mengozzi e Alessandro Ronchi di Europa Verde Forlì-Cesena.
«In realtà i tronchi che in queste ultime piene si sino accumulati in alcuni tratti del fiume provengono dalle montagne dove, lungo i versanti, giacciono milioni di alberi abbattuti dalle 92.000 frane che hanno investito l’Appennino l’anno scorso, Il 52% delle quali colpendo zone boscate. Quest’anno in meno di 48 ore è caduta un quarto della media di pioggia di un anno intero, e precipitazioni di questa intensità muovono erosione nei fossi, rii e torrenti: le piante crollano negli alvei e i fiumi con le portate li trasportano. Per questo motivo si stanno realizzando briglie con cavi metallici, in modo da bloccare i rami in zone dove il loro accumulo è meno pericoloso, e per lo stesso motivo a volte si piantano tronchi in verticale. Si noti che questa soluzione rassomiglia molto alla funzione degli alberi sani, che in questo modo rallentano la discesa dei detriti nelle giornate di piena e per questo motivo non andrebbero rimossi ovunque. Molto è stato fatto nella rimozione di piante e rifiuti, non c’è bisogno di inutili polemiche, ma di capire i fenomeni e la necessità di organizzare e ripensare l’intero territorio» insistono gli esponenti di minoranza.
«Non si possono affrontare questi temi con leggerezza, ma occorre lasciare il compito di individuare le soluzioni più idonee ad affrontare questa emergenza a chi ha le competenze e ha una carriera di studi sull’argomento. Il compito della politica sarebbe quello di incrementare le risorse pubbliche e sbloccare in tempo i finanziamenti dedicati alla prevenzione e alla messa in sicurezza, che costano meno delle necessarie ricostruzioni. Noi proponiamo che si investa nel raddoppio del personale dedicato alla progettazione e al controllo di queste opere sui fiumi, e nella separazione delle funzioni di protezione civile dalla sicurezza territoriale, perché questo libererebbe risorse e permetterebbe una maggiore specializzazione del personale e una maggiore rapidità di intervento» concludono Mengozzi e Ronchi.