«A un anno dall’invasione della striscia di Gaza, dove si è arrivati a oltre 40.000 morti civili, dell’inasprirsi delle violenze dei coloni in Cisgiordania con la complicità dell’esercito sionista e dell’invasione del Libano, che ha causato già oltre un milione di profughi e vittime in costante aumento, risultano sempre più inaccettabili la complicità dei Paesi occidentali e la totale inadempienza del sistema internazionale nell’arrestare il massacro per mano della sedicente “unica democrazia del Medio Oriente”. Ci opponiamo fermamente alla narrazione deumanizzante che viene fatta del popolo palestinese e delle vittime delle violenze dell’entità sionista. La continua giustificazione mediatica e politica delle scelte di Israele delinea un doppio standard in cui si colpevolizzano gli oppressi e si giustificano gli oppressori» si legge in un comunicato degli organizzatori di Forlì Città Aperta.
«Denunciamo con forza le responsabilità del governo italiano che non arretra nel proprio supporto all’entità sionista, nonostante questa si beffi impunemente del diritto internazionale e della sovranità degli Stati dell’area. È inaccettabile che l’Italia si sia astenuta dalla risoluzione ONU che prevede, tra il resto, il ritiro delle forze israeliane dai territori palestinesi, la cessazione di nuovi insediamenti, la restituzione delle terre e delle proprietà sequestrate e il diritto al ritorno delle persone palestinesi sfollate. Nascondendosi dietro agli annunci dello stop a nuove autorizzazioni alla vendita di armi ad Israele, l’Italia si riconferma come il terzo Paese (secondo solo a Stati Uniti e Germania) per vendita di forniture belliche e supporto militare all’entità sionista, attraverso aziende come Leonardo. Tra le tante complicità a cui ci opponiamo c’è quella delle università, non ultima l’Università di Bologna. Non è più accettabile che, per il profitto dei privati, si acconsenta a progetti di ricerca dual use, contribuendo, anche se indirettamente, al proliferare dei conflitti. Non è ammissibile che si facciano accordi con le università di una potenza che da un secolo porta avanti un progetto coloniale, continuando ad occupare territori e violando risoluzioni ONU. Le università israeliane non sono neutrali, non sono spazi liberi di ricerca: sono strumenti complici di un governo genocidario e il prestigio degli accordi internazionali con questi Atenei è macchiato di sangue» insistono.
«Occorre promuovere una politica di demilitarizzazione a 360 gradi, con l’urgenza di fermare la vendita di armi all’entità sionista. Occorre cessare ogni accordo, di ogni natura: politica, militare, accademica, strategica. Occorre contrastare il governo israeliano tramite programmi efficaci di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni. Nessun processo verso una pace giusta, che consista cioè nell’autodeterminazione del popolo palestinese, potrà iniziare finché Israele non smetterà di occupare la Cisgiordania e non garantirà il diritto al ritorno del popolo palestinese nell’intera Palestina. Davanti a tutto questo non si può far altro che resistere esercitando il proprio diritto a manifestare. Chiamiamo, quindi, tutte le persone e le realtà collettive del territorio a scendere in piazza con noi giovedì 10 ottobre per una Palestina libera dall’entità sionista, per lo stop al genocidio e per la cessazione dei crimini di Israele nel Sud-Ovest asiatico. Ci incontreremo alle ore 17,30 a Forlì in Piazza Ordelaffi per riunirci e partire in corteo entro le 18,00» concludono Forlì Città Aperta, Unione degli Universitari Forlì e parte della comunità studentesca del Campus di Forlì