Sabato 12 ottobre, alle ore 15,00, a Palazzo Morattini, in via Armellino 33 a Pievequinta di Forlì, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione 1944-2024 di Forlì, si terrà l’inaugurazione della mostra “Conoscere la storia per evitare la guerra“; disegni e storie vere che riguardano personaggi del territorio, rappresentate a fumetti da Mirna Milandri, come gli eccidi di Pievequinta, Branzolino e San Tomè. A seguire, alle ore 16,00, verrà presentato il libro “Oltre il mio nome. Storie e memorie di quell’estate” di Nadia Bagnoli con prefazione di Mario Proli e di Gabriele Zelli. Insieme all’autrice interverranno Gianfranco Argnani, dell’Associazione Culturale e Ricreativa “Amici della Pieve”, e Gabriele Zelli. Francesco Nardi, attore de La Cumpagnì dla Zercia, reciterà la poesia in dialetto romagnolo “Via del Cippo” di Mario Vespignani. Ingresso libero.
Nella pubblicazione Nadia Bagnoli ricostruisce la storia dell’eccidio perpetrato per rappresaglia dai nazifascisti il 26 luglio 1944 a Pievequinta, quando in seguito all’uccisione di un soldato tedesco vennero prelevati sette antifascisti e partigiani dal carcere di via della Rocca e altri tre dall’ex brefotrofio e fucilati sulla Cervese, all’incrocio con la strada che porta alla Pieve dei Santi Pietro e Paolo (oggi via del Cippo) e via Fiumazzo.
L’autrice ha compiuto un pregevolissimo lavoro, curato e dettagliato, in particolare per ricostruire, in modo approfondito, le storie dei dieci uccisi. Questi i loro nomi: Don Francesco Babini, Riziero Bartolini, Alfredo Cavina, Antonio Lucchini, Biagio Molina, William Pallanti, Edgardo Ridolfi, Mario Romeo, Antonio Zoli e Luigi Zoli. Alcuni di loro abitavano nel forlivese, altri invece erano vittime di rastrellamenti avvenuti nel territorio di Verghereto e nella valle del Senio.
Nadia Bagnoli dedica il capitolo finale al soldato tedesco, un caporalmaggiore con incarico di portaordini che, per motivi rimasti finora ignoti, fu ucciso in quella tragica giornata di ottanta anni fa. Oltre alla necessità di carattere storico, il capitolo dedicato al soldato tedesco ucciso, alla sua provenienza e all’obbligo che lo aveva portato a combattere in Romagna nei ranghi di un esercito occupante, contribuiscono a rendere evidente l’assurda brutalità della guerra, di ogni guerra, che porta a combattere spesso persone che nulla hanno a che fare con le decisioni di chi le guerre, le scatena, le asseconda, le sfrutta.
La mostra “Conoscere la storia per evitare la guerra” sarà visitabile anche il giorno successivo, domenica 13 ottobre, sempre dalle ore 15.00, mentre alle ore 16.00, verrà presentato il libro di Roberta Ravaioli “Gli eccidi di Branzolino e San Tomè”. Insieme all’autrice interverrà Mirna Milandri. Il primo eccidio avvenne il 28 agosto 1944 in via Minarda nel territorio di Branzolino dove furono assassinati dai nazisti quattro operai della fabbrica Orsi Mangelli sospettati di attività partigiana: Secondo Cervetti, Ferdinando Dell’Amore, Ivo Gamberini e Giovanni Golfarelli.
Il secondo ebbe luogo invece il 9 settembre 1944, sempre in via Minarda ma nei pressi di San Tomè. Qui vennero impiccati quattro uomini originari dell’alta Val Bidente: Natale Gori e Michele Mosconi di Civitella di Romagna, Celso Foietta di Santa Sofia, Antonio Zaccarelli di Teodorano, e due persone della comunità ebraica di Ferrara. Emilio e Massimo Zamorani di Ferrara. Tutti erano detenuti nelle carceri e furono uccisi, come rappresaglia al ferimento di un soldato tedesco, dopo aver radunato sul posto tanta gente, in gran parte donne e bambini, costretta ad assistere all’impiccagione. Quindi diversi uomini della zona furono deportati nei campi di prigionia in Austria e Germania.
Circa vent’anni fa, gli eccidi di Branzolino e San Tomè furono al centro di un processo del Tribunale Militare di La Spezia che portò alla condanna, per crimini contro l’umanità, dell’ufficiale nazista responsabile delle dieci esecuzioni capitali.