“Le ospiti di questa sera sono magiche”. È iniziata con queste parole, pronunciate da Marilena Rosetti, presidente del Panathlon Club Forlì, la bella serata di ieri sera mercoledì 2 ottobre al salone del Circolo Aurora. Al tavolo centrale, quasi tutto al femminile, erano infatti sedute tre atlete di primissimo piano quali Martina Santandrea e Milena Baldassarri, eccellenze della ginnastica ritmica, e Francesca Bertoni, mezzofondista con particolare vocazione per i 3000 siepi, per proseguire poi con Chiara Domeniconi, allenatrice della società Gymnica 96, e Milva Rossi, vicepresidente del CONI Regionale dell’Emilia Romagna, nonché la stessa Marilena Rosetti. Unica eccezione maschile Andrea Vaccaro, vicepresidente del Coni Regionale dell’Emilia Romagna. Tra il folto pubblico erano presenti il Presidente della Gymnica 96 Alessandro Fossi e i rappresentanti dell’Aeronautica militare Umberto Grani, Franco Maroncelli e Ivan Balelli.
Prima di porre domande alle ospiti, Rosetti ha poi ricordato la scomparsa prematura di Anna Valentini, una giovane atleta della Polisportiva Cava Ginnastica scomparsa improvvisamente a 17 anni di età. A rompere il ghiaccio è stata Francesca Bertoni, campionessa italiana dei 3000 siepi nel 2016 e nel 2017. “Ho provato molti sport, poi un’estate, a Pavullo (mio paese natale), mia mamma mi iscrisse a una gara di corsa campestre che ho vinto. Da lì si è accesa la passione e ho proseguito con la corsa campestre e i 3000 siepi. Oggi non sono più in attività e non è facile riprogrammarsi: quando sei un’atleta la routine ti dà delle certezze, se queste vengono meno ti alzi e non sai che fare. Però un atleta sa che prima o poi arriverà questo momento. Chi raggiunge un alto livello agonistico vive di sacrifici in una specie di bolla, poi quando smette si aprono altre prospettive. L’attività sportiva ti manca ma si va avanti“.
Ma quali caratteristiche si debbono avere per primeggiare? “Nei 3000 siepi occorrono soprattutto gamba e capacità di salto. Mi allenavo quattro ore al giorno per cinque giorni a settimana e poi due ore solo al mattino per gli altri due giorni“.
È stato poi il turno di Martina Santandrea, campionessa mondiale a squadre nella specialità 5 cerchi di ginnastica ritmica, nel 2017 a Pesaro, e medaglia di bronzo, sempre a squadre, alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021. Quando, a soli 22 anni ha deciso di ritirarsi dalle competizioni, ha pensato di pubblicare una lettera indirizzata alla ginnastica. “Ero sicura di aver dato tutto, ma a livello emotivo era dura smettere. Allora ho buttato giù due parole e ho deciso di renderle pubbliche a Follonica, da dove ho pubblicato lo scritto sui social. Un atto d’amore verso la ginnastica“.
A domanda diretta risposta altrettanto diretta. “L’attrezzo del cuore per me sono le clavette. Perché? C’è stato in principio amore e odio, spesso tornavo a casa con i lividi sulla fronte per una mancata presa. Poi ho vinto una gara con le clavette, che da allora è diventato lo strumento preferito. Prima della ginnastica pattinavo. Per me l’aiuto dei genitori è stato importante, senza di loro e senza i nonni non ce l’avrei fatta. Sono loro che hanno fatto più sacrifici di me. I miei genitori sono sempre stati presenti ovunque gareggiassi. I nonni sono stati speciali, sostituivano i genitori, io andavo a pranzo da loro e nel pomeriggio mi portavano agli allenamenti“.
Durante il Covid com’era l’atmosfera delle gare? “Senza pubblico e incitamento la gara è strana, ci sei solo tu e la pedana. Molto meglio è stata l’atmosfera, per esempio, del campionato del mondo di Pesaro, con un pubblico appassionato e caldissimo“.
Chi stabilisce se l’atleta gareggerà con la squadra o sarà individualista? “Chi è molto molto forte fa l’individualista – ha detto ancora Martina – le altre trovano la loro dimensione nella squadra. Sono due sport diversi, chi si dedica alla competizione a squadre non fa la individualista e viceversa. La difficoltà maggiore è evitare uno sbaglio che penalizzerebbe tutta la squadra“.
Sull’argomento è intervenuta anche Milena Baldassarri: “Per fare l’individualista ci vuole carattere. Io ho capito presto che volevo essere una individualista, e per raggiungere il mio sogno ho continuato a impegnarmi al massimo. Sono contenta della mia scelta, anche perché non volevo penalizzare gli altri“.
La Mattel ha addirittura creato una Barbie ispirata a Milena Baldassarri: “Nasce tutto da un progetto che è stato portato nelle scuole. È stato bellissimo, non mi sono presentata ai piccoli studenti ma ho cominciato a parlare di me e alla fine i bambini hanno indovinato che ero una ginnasta! Poi, al termine dell’incontro, i bimbi dovevano disegnare il loro futuro e in tanti si sono visti sul podio con una medaglia al collo“.
Chi sceglie la musica che accompagna l’esercizio ginnico? “Da piccole accetti ciò che ti impongono – dice Martina – poi diventando grandi si decide con l’allenatrice. E quelle musiche ti rimangono impresse per sempre“.
“Mi piace decidere con le atlete – ha detto l’allenatrice Chiara Domeniconi – perchè a volte ti stupiscono con le musiche che propongono, diventano migliori anche tecnicamente e trovi in loro sfaccettature che non conoscevi. Ma esaltare i pregi degli atleti e nasconderne i difetti è il compito più difficile di un allenatore“.
Chiusura della serata con alcune perle: “I sacrifici sono tasselli per arrivare dove si desidera – ha detto Santandrea -. Non mi sentivo all’altezza, poi le cose si sono allineate. La cosa più importante, che rimane, sono le emozioni vissute“.
“Canalizzare le energie è fondamentale – ha aggiunto invece Bertoni -. Mi sono accorta che, grazie all’allenamento sportivo, anche nello studio ero più tranquilla e affrontavo gli esami con minore tensione“.
Cosa c’è nel futuro? “Noi atlete siamo state fortunate, abbiamo fatto tutti i giorni quello che sognavamo. La sfida è di riuscire a fare altrettanto nella vita di tutti i giorni” ha detto Francesca Bertoni.
“Vorrei lavorare ancora nello sport, per veicolare le mie conoscenze agli altri – ha replicato Santandrea -. Non so ancora se continuerò a gareggiare – ha infine concluso Baldassarri -. Mi piacerebbe dare una mano alle giovani atlete, passando loro un po’ della mia esperienza“.