«Sulla salute, da giorni, stiamo assistendo ad un goffo balletto di numeri da parte del governo. Un atteggiamento preoccupante perché quando si parla di sanità, il gioco dei rimpalli e del non detto è fatto sulla pelle dei cittadini. Il centrodestra a livello locale fa finta di nulla ma i numeri non mentono. E non siamo noi a dirlo, ma osservatori autorevoli come la Fondazione Gimbe: il governo mescola le prossime due leggi di bilancio con provvedimenti già attivi pur di non dire che riserverà solo una ridotta parte dei fondi per rispondere alle emergenze attuali, spostando le vere risorse al 2026. Il governo anziché investire concretamente nel presente, ha deciso di lasciare ancora una volta i cittadini e i professionisti della sanità ad affrontare una situazione sempre più critica» è l’analisi di Valentina Ancarani candidata per il PD al Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna.
«Noi per primi siamo convinti che esistano spazi per recuperare risorse intervenendo sia sulla riorganizzazione dei servizi sia utilizzando le nuove tecnologie; ma senza finanziamenti adeguati, settori cruciali come la medicina territoriale e la formazione del personale sanitario, resteranno comunque al palo. Cito due aspetti a me cari: la sicurezza degli operatori e la loro valorizzazione. Sulla sicurezza, bene il potenziamento della vigilanza, ma non basta. Occorre infatti investire sul personale e la sua formazione. Altro tema, è la necessità di rileggere le figure che compongono il percorso di cura. Ad esempio, l’infermiere di patologia: professionisti specializzati che affiancano e integrano il lavoro del medico, rappresentando spesso il primo riferimento per i pazienti. Il loro ruolo va incardinato nel SSR e potenziato così da potergli affidare una parte importante delle prestazioni di cura» insiste la Dem forlivese.
«Per liberare tempo lavoro ai medici, dovremo agire sullo snellimento del carico burocratico. L’innovazione digitale può dare un enorme contributo. Penso all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale per la gestione degli appuntamenti o per la compilazione della cartella informatizzata. Altro pilastro è la medicina territoriale, fondamentale per garantire cure vicine ai cittadini e per ridurre la pressione sugli ospedali. Non è più possibile pensare di risolverne le criticità confidando sulle sole implementazioni di personale. Occorre rivedere l’organizzazione complessiva con un nuovo patto con i medici di medicina generale, assegnare nuova centralità alle Case di Comunità e ai Centri di Assistenza Urgenza. Troppo spesso dimenticato è il ruolo chiave che può avere la formazione: sinergie con università, società scientifiche e privati renderebbero la medicina territoriale più attrattiva per i giovani professionisti, garantendo un aggiornamento continuo sulle nuove esigenze di salute» conclude Valentina Ancarani.