«Nell’Emilia-Romagna che vogliamo non c’è spazio per discriminazioni di nessun tipo. Rispondiamo all’appello lanciato dalla nostra regione riguardo la censura istituzionale sulla GPA (Gestazione per altri) in atto in Emilia-Romagna. L’articolo 12 della legge regionale del 2019 recita “la Regione non concede contributi ad associazioni, anche se regolarmente iscritte nei registri previsti dalla normativa vigente, che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità”. Di fatto si stigmatizza alla nascita un sano dibattito pubblico su questo tema, utilizzando una subdola forma di censura preventiva relativa all’organizzazione di incontri. La voce della comunità LGBTQAI+ viene così ulteriormente silenziata, con la minaccia di perdere importanti contributi economici per le loro attività sul territorio in caso di trasgressione della legge regionale» è il commento di Milad Basir, Marta Garaffoni, Ignazio Palazzi di Alleanza Verdi e Sinistra.
La candidata Marta Garaffoni e i candidati Milad Basir e Ignazio Palazzi di Alleanza Verdi Sinistra Forlì-Cesena considerano l’esistenza di questa legge regionale come «un’oscurantista censura del discorso pubblico, un attacco omolesbobitransfobico, anacronistico e bigotto, contro una comunità di cittadine e cittadini già vessata da sistematiche discriminazioni da parte delle strutture di potere patriarcali. Una macchia nelle istituzioni del nostro territorio, esattamente come il DDL Varchi approvato lo scorso ottobre in Parlamento, che accomuna la maternità surrogata a un reato universale, e prevede multe e reclusione per chi la pratica».
Nell’ottica di un lavoro coordinato e costante tra partiti e realtà LGBTQAI+ del nostro territorio, la candidata Marta Garaffoni e i candidati Milad Basir e Ignazio Palazzi di Alleanza Verdi Sinistra Forlì-Cesena, si impegnano a rappresentare in regione i diritti di tutte e tutti e, una volta eletta o eletti in consiglio regionale, a modificare questa legge per eliminarla del tutto. «Ogni soggettività ha il diritto di vivere una vita dignitosa e di creare la famiglia che desidera, senza subire la minaccia dell’esclusione sociale ed economica per l’orientamento sessuale, l’identità di genere, l’espressione di genere e i caratteri sessuali» concludono Basir, Garaffoni, Palazzi di AVS Forlì-Cesena.