“Charity Dinner IOR”, 220 persone e 35.000 euro in beneficenza

Charity Dinner IOR

Un Auditorium San Giacomo stipato in ogni ordine di posto ha celebrato il successo della solidarietà romagnola nei confronti dei pazienti e di chi affronta un periodo delicato della propria vita: un intervento e la successiva degenza. Sono stati ben 220 i partecipanti al “Charity Dinner IOR” di Forlì, tenutosi giovedì 7 novembre: dedicato ai lavori di ristrutturazione che a breve renderanno il reparto di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate dell’Ospedale “Morgagni-Pierantoni”, diretto dal professore Giorgio Ercolani, più accogliente e più luminoso, la serata ha portato a un incasso di circa 35.000 euro. Una grande risultato che supera quello già ragguardevole dell’edizione 2023, quando la buona causa della riqualificazione in senso più umano degli ambienti ospedalieri investì il reparto di Chirurgia Senologica, guidato da Annalisa Curcio.

«La splendida cornice di questa serata è coerente col suo obiettivo, ovvero intervenire nel reparto del professore Ercolani per renderlo più accogliente e più bello perché, come abbiamo visto in questi anni, anche la bellezza in qualche modo cura – ha spiegato Luca Panzavolta presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo, a inizio serata – laddove vi siano stati dei lavori di umanizzazione da sostenere non solo a Forlì ma su tutto il nostro territorio lo IOR ha sempre partecipato con entusiasmo al fine di migliorare la gradevolezza degli ambienti in cui le persone vengono curate e in cui medici, infermieri e operatori sanitari svolgono il loro fondamentale lavoro. Noi siamo strenui difensori della Sanità Pubblica e del fatto che debba servire tutti indistintamente, lo facciamo attraverso serate come questa che ci aiutano a raccogliere fondi proprio per dare il nostro contributo. È una mission che possiamo permetterci di portare avanti oramai da tanti anni grazie al coinvolgimento di tutti: singoli privati, aziende amiche e, in special modo, i nostri volontari che donano ciò che di più prezioso hanno, il proprio tempo. Abbiamo la fortuna di operare su un territorio, la Romagna, che fa della solidarietà un punto di riferimento: questa importante adesione della cittadinanza ci gratifica, ci conferma che si tratta di una tematica sentita e condivisa, e ci spinge a fare ancora meglio».

Ha preso poi la parola Giorgio Ercolani responsabile del reparto presso cui i lavori di ristrutturazione saranno svolti. «All’interno del concetto di umanizzazione, di umano, di umanità, rientrano tanti aspetti: sicuramente per quel che concerne il nostro lavoro nello specifico, in primis, siamo chiamati a offrire interventi sempre meno demolitivi, con un minore impatto sulla qualità di vita di chi si sottopone alle nostre cure e con degenze più brevi. Ma fare il massimo per “deturpare” il meno possibile nel fisico le persone che si rivolgono a noi non è l’unica cosa che ci viene richiesta: avere ambienti che parlino più di accoglienza e meno di sofferenza, renderli il più piacevoli possibili, crea senz’altro i presupposti affinché si crei un’alleanza tra medico e paziente anche laddove le cure, sia chirurgiche sia farmacologiche, siano più pesanti. Il nostro ospedale ha avuto la fortuna di essere sempre sostenuto da istituzioni e associazioni a noi molto vicini: il Sistema Sanitario ha risorse limitate e realtà come lo IOR contribuiscono, grazie a progetti innovativi, a mantenerlo su ottimi livelli sia dal punto di vista tecnologico che strutturale. Ringrazio tutti coloro che sono qui stasera: questa adesione significa molto per me, negli otto anni di lavoro portati avanti qui a Forlì il mio staff ed io abbiamo fatto del nostro meglio per offrire le migliori cure e il fatto di vedere tanti amici e compagni di viaggio qui presenti stasera significa che sicuramente questo impegno è stato apprezzato».

Ciliegina sulla torta i quadri di Sara Liverani, artista forlivese di 39 anni conosciuta come “Lady Sara Tattoo” e paziente oncologica, che ha messo in vendita alcune sue opere per contribuire alla raccolta, prima di raccontare lei stessa quanto sia stato fondamentale curarsi in un reparto umanizzato come quello della Chirurgia Senologica del “Morgagni-Pierantoni” di Forlì: «Non mi aspettavo un reparto così bello – ha spiegato – i cieli azzurri, i quadri alle pareti, la musica in filodiffusione, ogni cosa contribuiva a un ambiente in cui era possibile non solo essere sereni nonostante tutto, ma addirittura felici. Ritengo che l’umanizzazione sia tanto più importante quanto maggiori sono la sofferenza e le paure: la cosa importante è che ricordiamo tutti, pazienti e personale sanitario, di fare gli esseri umani tra di noi. Sovente gli adulti si vergognano delle loro fragilità e quindi tengono ogni cosa chiusa in sé, ma se c’è una cosa che mi ha insegnato questo percorso è che chiedere aiuto è la migliore maniera di ottenerlo: ogni volta che l’angoscia prendeva il sopravvento, ogni volta che ho avuto una difficoltà, il personale che mi ha seguito mi ha sempre dato una mano a cui aggrapparmi, e di questo sono grata. Io ho fatto quel che potevo per portare un po’ della mia energia in reparto, soprattutto alle mie “compagne di viaggio”: chi soffre di un tumore mette troppo spesso in pausa la propria vita e i propri sogni, perché non sai quanto sei autorizzato a farlo con una malattia come il cancro. Invece no: se anche fosse il tuo ultimo mese, non deve andare sprecato».

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