“Nella mia veste di candidato al Consiglio regionale ricevo, ogni giorno, segnalazioni di disagio profondo che provengono dal mondo ospedaliero forlivese. Ormai da tempo, in particolare, i professionisti dell’ospedale ‘Morgagni’ lavorano in uno stato di profonda frustrazione e, tra i reparti, serpeggia demotivazione, sconforto e tensione”. Inizia così la nota di Michele Fiumi, candidato della lista “Civici con De Pascale presidente”, dedicata alle tante criticità della sanità forlivese. Un elenco di problematiche che, secondo Fiumi, scaturiscono in primis dal rapporto fra Università e struttura ospedaliera:
“La situazione – spiega il civico – è precipitata soprattutto dopo la trasformazione dei vecchi reparti da ‘ospedalieri’ in ‘universitari’. Questo cambiamento ha, di fatto, ridotto le aspettative di carriera legittimamente coltivate dal personale medico/specialista già operante da anni all’interno di tali Unità”. Secondo Fiumi “su questo versante, qualche precisazione va fatta. Ad esempio un corso di laurea in ‘medicina e chirurgia’ può continuare ad esistere solo se, a partire dal 3° anno, può usufruire – per l’insegnamento e i tirocini obbligatori – di 30 Unità Operative ‘clinicizzate’. Poiché l’elenco di queste Unità è stabilito per legge ne consegue che il processo di trasformazione, da ospedaliero ad universitario, di un tal numero di specialità sia inevitabile. Sono, però, del tutto infondate le voci che prospettano, con grande preoccupazione, un coinvolgimento complessivo delle 145 UU.OO al momento presenti nei nosocomi della Ausl unica della Romagna. Si tratta, infatti, di non più del 20% (30 su 145) del loro totale”.
“Ciò premesso – prosegue Fiumi – il problema reale si sposta sul dove individuare le 30 Unità Operative. Un conto è, infatti, prevederle solo negli ospedali di Forlì e Ravenna (sedi dei corsi di laurea) un altro è ipotizzare una loro distribuzione nelle quattro grandi strutture ospedaliere della Romagna, includendo quindi anche Cesena e Rimini. In tal caso si ridurrebbe da 20 a 10 il ‘sacrificio’ imposto alle UU.OO. ospedaliere forlivesi e ravennati. Ma qui, il confronto diventa tutto politico: la posizione del Sindaco Zattini è, infatti, sostanzialmente contraria a questa ipotesi. Una posizione che a me pare autolesionistica e, soprattutto, figlia di una visione isolazionista e scarsamente collaborativa tra i vari centri dell’area vasta romagnola che abbiamo già più volte denunciato”.
“Non solo. Una volta deciso il coinvolgimento dei quattro grandi ospedali della Romagna – aggiunge ancora il candidato civico – l’identificazione delle 10 Unità Operative da ‘clinicizzare’ in ciascuno di essi deriva da un indirizzo che deve essere espresso dalla Conferenza territoriale sociosanitaria (l’assemblea dei Sindaci dei Comuni che compongono il territorio dell’Ausl) per poi essere formalizzato attraverso un rapporto protocollare fra il D.G. e il rettore dell’Alma Mater. Risulta, quindi, fondamentale la partecipazione del Sindaco di Forlì (o di un suo delegato) ai lavori dell’esecutivo della Conferenza, lì dove la proposta distributiva delle UU.OO. prenderà corpo. Sottolineo questa necessità perché, fino ad ora, l’amministrazione comunale si è distinta per disinteresse e assenze”.
“Rimanendo ancora nell’ambito dei rapporti fra l’ospedale Morgagni e la facoltà di medicina e chirurgia – spiega Fiumi – occorre allestire, presso i padiglioni ospedalieri, ambienti destinati ad accogliere – per lo studio, un poco di relax, il consumo dei pasti – le centinaia di studenti obbligati, fino ad ora, a ‘bighellonare’ nel parco che circonda l’ospedale. Infine, ma non ultimo per importanza, il problema acutissimo delle attese infinite al Pronto Soccorso. Mancando sia la futura ‘casa della comunità’ sia un CAU (centro di assistenza e urgenza), qualcosa si può (e si deve) comunque fare per ridurre l’enorme disagio dei pazienti. Sia per quanto riguarda la ‘discesa’ dei diversi specialisti presso il Pronto Soccorso sia per quanto concerne la necessità di disporre di posti letto per un ricovero, richiedo con forza che le modalità di collaborazione fra il P.S e le Unità Operative ospedaliere siano assimilate a quelle in vigore, da tempo, all’ospedale di Cesena. In buona sostanza – conclude Fiumi – si deve evitare che il P.S. forlivese continui ad essere un ‘collo di bottiglia’ che costringe i pazienti ad interminabili disagi”.