I bambini nel corso dei loro primi anni di vita possono incappare in fastidiosi problemi di pronuncia, i quali possono essere legati a diversi fattori. L’obiettivo di quest’articolo sarà proprio quello di trattare tale tematica, spiegando nella miglior maniera possibile come riconoscere questi tipi di problematiche e come intervenire efficacemente grazie all’intervento degli specialisti.
Quando si manifestano le prime difficoltà di pronuncia nei bambini
Già nei primissimi anni di vita ovviamente ci sono dei campanelli d’allarme che fanno intendere che il bambino abbia dei problemi di pronuncia. Tra questi, ad esempio, rientrano senza ombra di dubbio l’assenza del babbling, noto ai più come lallazione, dopo 12 mesi, l’assenza dei gesti di indicazione dopo 16 mesi, l’assenza di segnali di comprensione verbale tra i 18 e i 24 mesi e la totale averbalità superati i 18 mesi.
Dal momento in cui il bambino compie 2 anni ci possono essere due tipi di difficoltà di linguaggio. Il primo ha a che vedere con i cosiddetti parlatori tardivi, quindi con tutti quei bambini che sviluppano il linguaggio in ritardo rispetto ai loro coetanei ma che con il passare del tempo piano piano riescono a recuperare le loro lacune. I sintomi sono piuttosto evidenti, perché questo problema si verifica nel momento in cui i vocaboli appresi sono meno di 50 e si fa una grossa fatica a combinarli.
Compiuti i 3 o 4 anni, invece, si può parlare di un vero e proprio disturbo di linguaggio, motivo per il quale potrebbe essere utile rivolgersi ad un logopedista professionista, che suggerisce esercizi specifici per migliorare l’articolazione, o a dei dentisti per bambini, come quelli messi a disposizione da DentalPro. Il dentista pediatrico, infatti, può intervenire dal punto di vista strutturale in caso di malocclusioni che ostacolano una corretta fonazione per via dell’allineamento erroneo dei denti dell’arcata superiore rispetto a quelli dell’arcata inferiore.
Qualsiasi anomalia che si verifica nella crescita dei denti, della mandibola o della mascella, infatti, determina uno squilibrio muscolare orofacciale che ha la possibilità di ripercuotersi negativamente sulla produzione di determinati suoni durante la fonazione.
Quali sono le dislalie più comuni
I difetti di pronuncia maggiormente comuni, noti anche come displasie, sono certamente il sigmatismo, che provoca difficoltà con i suoni sibilanti, e il rotacismo, il quale consiste nell’alterata produzione del suono “r”, impedendone la corretta articolazione per via della mancanza di vibrazione dell’apice linguale. I bambini sentono ed apprendono nuovi vocaboli ogni giorno, per questo motivo quando si pronunciano è importante non correggerli, bensì ripetere nella maniera corretta quanto detto da loro così da mostrargli direttamente come posizionare la bocca, le labbra e la lingua nel momento in cui vengono pronunciate determinate lettere.
Non bisogna, però, essere eccessivamente preoccupati se, nei primi anni di sviluppo linguistico, i bambini mostrano difficoltà come l’“erre moscia” o i problemi con l’“esse sibilante”. Questi fenomeni sono comuni e spesso legati alla naturale maturazione della capacità di controllare la lingua e gli altri organi articolatori. È importante, tuttavia, saper riconoscere eventuali difficoltà più persistenti. Oggi esistono metodi efficaci per individuare tempestivamente i disturbi del linguaggio, soprattutto grazie alla collaborazione tra genitori, insegnanti e logopedisti. Un intervento tempestivo non solo aiuta il bambino a sviluppare competenze linguistiche solide, ma favorisce anche una comunicazione più serena e una maggiore autostima nel lungo periodo.