Famiglie ragazzi senza voce: “Perplessi sulla qualità delle risorse per il progetto di vita”

ragazza disabile al mare

«Abbiamo letto con attenzione e una certa preoccupazione l’intervista rilasciata dall’assessore Sansavini sull’avvio del percorso sperimentale relativo al “progetto di vita” a Forlì. Le nostre perplessità riguardano in particolare la qualità delle risorse che verranno impiegate e la continuità dei progetti, due aspetti che consideriamo essenziali per il successo di un’iniziativa così importante. Ci auguriamo che il sindaco Zattini sappia ascoltare queste nostre preoccupazioni e assicuri che il percorso si sviluppi in modo completo e continuativo, in linea con quanto stabilito dal decreto Locatelli» è il commento dell’associazione Famiglie ragazzi senza voce.

«Il “progetto di vita” rappresenta una straordinaria opportunità per le persone con disabilità e le loro famiglie, consentendo loro di essere protagonisti delle scelte che riguardano il proprio futuro. Come ci ha ricordato Matteo Corzani, uno dei nostri rappresentanti e ora esperto presso la III commissione consiliare, questo modello valorizza i bisogni e le aspirazioni della persona disabile e della sua famiglia. La centralità della persona e il supporto dei servizi per realizzare progetti personalizzati – spesso definiti come “un vestito su misura” – sono i punti di forza di questa sperimentazione» insistono i responsabili dell’associazione.

«Ciò che chiediamo è che i fondi destinati ai servizi siano utilizzati in modo flessibile, con una parte dedicata ai cosiddetti budget di progetto. Questo permetterebbe di costruire percorsi realmente personalizzati senza aumentare i costi complessivi, ma garantendo risposte più efficaci e adeguate alle esigenze individuali. Confidiamo che il Comune di Forlì sappia cogliere questa occasione per attuare un cambiamento che rispetti i principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ponendo al centro la volontà, i bisogni e i valori delle persone coinvolte. Con fiducia, attendiamo di vedere il “progetto di vita” pienamente realizzato nella nostra comunità» conclude l’associazione Famiglie ragazzi senza voce.

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