Quasi 900 negozi chiusi a Forlì e comprensorio

Chiuso per cessata attività negozi

Oltre 170 attività chiuse nel solo centro storico di Forlì, 50 a Meldola, 23 a Castrocaro, 19 a Galeata, 17 a Forlimpopoli. Sono sufficienti questi numeri per parlare di una crisi drammatica del commercio e della piccola e media impresa, che continua a costituire l’ossatura della nostra economia, visto che rappresenta il 92% del totale delle aziende del nostro territorio iscritte alla Camera di Commercio. “La premessa è che noi abbiamo censito i negozi esistenti che non ci sono più, senza avere pretese di effettuare una rilevazione statistica con tutti i crismi. Il quadro che emerge però è drammaticamente veritiero. E i numeri sono parziali, ma per difetto. Possiamo stimare che in tutta Forlì ci siano almeno 500 vetrine chiuse. Poi, per fare un secondo esempio, non abbiamo censito Predappio Alta, dove logicamente i numeri sono comunque bassi. Detto questo per amore di chiarezza, come da nostra consuetudine non ci nascondiamo dietro a un dito. Come si è arrivati a questa situazione? Chi è il responsabile? Beh, la risposta è facile: la politica, a tutti i livelli, dalla Regione alla Provincia via via fino ai Comuni” è il commento di Ascom Confcommercio.

I responsabili sono quei soggetti che si sono occupati della programmazione commerciale in questi anni. Una programmazione che ha privilegiato le medio – grandi strutture di vendita a discapito dei centri storici. Il colpo mortale è stato inferto dalla Conferenza Provinciale dei Servizi, nel 2000, presieduta dal Presidente della Provincia, quando sono state validate centinaia di superfici commerciali con il più totale disprezzo e disattenzione verso i principi di una corretta ed equa programmazione commerciale. In quegli anni tutti i Comuni, nessuno escluso, tirarono fuori dai cassetti le tante aree che si potevano destinare al commercio, assecondando praticamente ogni richiesta in tal senso. Da quel momento la politica ha consacrato la speculazione immobiliare nel settore del commercio, autorizzando aree a destinazione agricola o similari ad ottenere la destinazione commerciale moltiplicando, talvolta, il valore di quelle aree anche del 1000%” insiste l’Ascom.

In quegli anni è iniziata la distruzione della rete commerciale tradizionale: nasce il Bennet a Forlimpopoli, a Forlì nascono i Portici e l’ipermercato Punta di Ferro, che vede la propria inaugurazione dopo un lunghissimo periodo di discussioni e di battaglie legali legate al più importante abuso edilizio mai registrato a Forlì (7.000 mq realizzati senza le necessarie autorizzazioni, abuso poi sanato dalla giunta Masini), nasce Formì e nascono, nel tempo, centinaia di supermercati medio o grandi. Mentre degli interventi previsti a sostegno della piccola impresa non resta, negli anni, nessuna traccia tangibile.

Certamente il commercio tradizionale risente dell’e-commerce, ma è ovvio che la politica ha giocato un ruolo chiave, purtroppo in negativo. Aggiungiamo che questi sono i risultati delle politiche di Area Vasta. Non ci è bastata la sanità, con territori penalizzati e il Forlivese usato come cavia. Nell’anno 2007 Confcommercio dichiarò, a mezzo stampa , “solo ’iper farà perdere 3.000 posti di lavoro”. Facile profezia. Siamo purtroppo alla disperazione. Abbiamo stimato che in questi anni sono stati persi circa 3.000 posti di lavoro, e il tassametro corre. Hanno chiuso quasi quattro stabilimenti Electrolux e nessuno ha mosso un dito. Come intervenire non compete a un’associazione di categoria. A chi amministra possiamo dire che è arrivato il momento di mettere al centro dell’agenda politiche di sostegno e aiuto della piccola e media impresa. Come declinare questa richiesta spetta a sindaci e assessori. Ci limitiamo a pochi suggerimenti: vanno messe in soffitta speculazioni immobiliari e le autorizzazioni alle aperture di altre medio – grandi strutture di vendita. Lo vogliamo capire, una buona volta, che se muoiono i centri storici non solo è la fine di una parte fondamentale della nostra economia ma perdiamo una parte della nostra storia, perdiamo luoghi di socialità che negli anni hanno garantito un fondamentale presidio, anche in termini di sicurezza?
Arrivando ai dati che vi abbiamo fornito, possiamo ragionare dicendo che la ristorazione ha resistito, pur con un turn over importante. Sia bar che ristoranti registrano ottime performance. Ristoranti che nelle vallate si caratterizzano per la loro tipicità. Cito un caso che fa storia a sé, Santa Sofia, dove ci sono 9 negozi sfitti, ma anche una vitalità dettata dalla sua posizione, visto che il paese è alle porte del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Nel resto del territorio, però, è un disastro. E sappiamo di chi è la colpa” conclude Ascom.

 

FORLI’ INTERA RETE DISTRIBUTIVA 500   di cui centro storico 170
SANTA SOFIA 9
GALEATA 19
CIVITELLA 13
MELDOLA 50
FORLIMPOPOLI 17
BERTINORO 8
FRATTA TERME 5 + TERME
S.MARIA NUOVA 2
CASTROCARO 23
TERRA DEL SOLE 2
DOVADOLA 7
ROCCA S.C. 15
PORTICO S. BENEDETTO 4
PREDAPPIO 7
PREMILCUORE 2
TREDOZIO 4
MODIGLIANA 8
TOTALE 695

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