Giorno del Ricordo. M5S: “A Bongiorno un po’ più di prudenza e di decoro non guasterebbero”

Pierluigi De Carolis Movimento 5 stelle

«Nella giornata dedicata alla commemorazione delle foibe il vicesindaco del Comune di Forlì, Vincenzo Bongiorno, si è fatto fotografare con uno striscione in cui si rivendicano come terre italiane Istria, Fiume e la Dalmazia. Non credo che il signor Bongiorno voglia aprire una disputa internazionale con Slovenia e Croazia, ma certamente visto il ruolo che ricopre nell’amministrazione comunale, un po’ più di prudenza e di decoro non guasterebbero. Nel richiamare il nostro vicesindaco ad atteggiamenti più consoni al ruolo che ricopre vogliamo, come movimento 5 stelle forlivese, portare un po’ di verità sulla storia di quegli anni tragici. Nel 2004 con la legge 92“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Non c’è alcun dubbio quindi che la vicenda delle foibe sia stata una grande tragedia, a partire dai numeri, sui quali non tutti gli studiosi sono d’accordo, ma probabilmente furono fra 5000 e 10.000 gli italiani che persero la vita in quella che per lungo tempo è stato un evento dimenticato e talvolta anche negato. Circa altre 300.000 persone (anche qui manca un dato certo e condiviso) dovettero lasciare le loro case in un esodo forzato da Istria, Fiume e la Dalmazia verso l’Italia. Per tanto tempo quel dramma è stato rimosso dalla memoria storica e certo le forze che hanno sconfitto il fascismo hanno pesanti responsabilità al riguardo» si legge in una nota di Pierluigi De Carolis del Movimento 5 Stelle di Forlì.

«Oggi quel dramma viene giustamente ricordato anche se non sempre con la dovuta lucidità, ossia inquadrandolo nei fatti che lo hanno preceduto. Ripercorriamo dunque un po’ di storia. Il 6 aprile 1941 le forze armate di Germania, Italia ed Ungheria iniziarono l’invasione del regno di Jugoslavia fino a quel momento rimasto neutrale rispetto agli schieramenti in guerra. L’Italia partecipò attivamente all’invasione con circa 200.000 uomini al comando dei generali Vittorio Ambrosio e Alessandro Pirzio Biroli, con l’obiettivo di raggiungere prima Lubiana e successivamente Sebenico, Spalato, Ragusa e Mostar, con un’operazione a tenaglia da nord e da sud vista anche la presenza italiana in Albania. L’esercito jugoslavo si dissolse rapidamente e la Jugoslavia fu spartita fra i paesi che l’avevano occupata; all’Italia andarono la parte sud-occidentale della Slovenia (in cui venne istituita la provincia di Lubiana), la parte nord-occidentale della Banovina di Croazia (congiunta alla provincia di Fiume), parte della Dalmazia e la zona della Bocche di Cattaro (che assieme a Zara, già italiana, andarono a costituire il governatorato della Dalmazia); il Kosovo, la Macedonia occidentale ed alcune zone del Montenegro meridionale che furono annesse al Regno d’Albania. Cessata la resistenza da parte delle truppe del regno, iniziò quella dei partigiani jugoslavi guidati dal maresciallo Tito, mentre le truppe di occupazione si macchiarono di orribili crimini, con una vera e propria campagna di sterminio verso ebrei, serbi e rom» ricorda il M5S.

«Anche le truppe italiane vennero coinvolte in rappresaglie, devastazioni di interi villaggi, esecuzioni sommarie, e nella creazione di campi di concentramento in cui furono internati, secondo diversi studi, circa 100.000 jugoslavi. Tra gli episodi più drammatici vi fu il massacro compiuto dai militari italiani il 12 luglio 1942 a Podhum, paese vicino a Fiume, in cui vennero fucilate 91 persone e il campo di concentramento nell’isola di Arbe/Rab, in cui tra il 1942 e il 1943 transitarono migliaia di prigionieri, molti dei quali morti per fame, malattie e stenti. Il movimento partigiano guidato dal maresciallo Tito liberò la Jugoslavia dagli invasori ad un prezzo di vite altissimo, unico paese europeo a sconfiggere tedeschi e italiani senza l’aiuto di eserciti stranieri» precisano i 5stelle.

«Anche per questo la Jugoslavia è stato il paese europeo che ha pagato il maggior tributo di sangue durante la seconda guerra mondiale con circa 1.000.000 di morti su un totale di 15.000.000 di abitanti. L’Italia, per fare un confronto ebbe circa 430.000 morti su una popolazione di 45.000.000. La vicende delle foibe si intreccia inevitabilmente con questi eventi e nella umana pietà verso le vittime che vanno giustamente ricordate e onorate, ancora una volta si può e si deve concludere che quella tragedia è figlia della sciagurata alleanza fra il nazismo di Adolf Hitler e il fascismo nostrano di Benito Mussolini abbagliato dal miraggio di improbabili vittorie e per questo schierato dalla parte sbagliata della storia. Senza questi riferimenti anche la tragedia delle foibe diventa strumentale e non può essere inquadrata nel contesto storico in cui è maturata. Per tornare dove abbiamo iniziato staremo a vedere se il nostro vicesindaco Vincenzo Bongiorno avrà lo stesso impeto quando sarà il momento di celebrare la liberazione dalla tirannide fascista» conclude il M5s.

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