
Il Popolo della Famiglia di Forlì interviene con una nota sui contenuti della Terza Commissione Consiliare riunitasi giovedì 30 gennaio. «L’emergenza abitativa a Forlì, secondo argomento di discussione della Terza Commissione, è un problema che richiede una risposta politica complessa, non relegabile semplicemente alla voce “urbanistica”, come ha dimostrato il presidente Gentili scegliendo di trattare questo argomento in una sede che si occupa prevalentemente di welfare e servizi. Oggi la questione della casa a Forlì è cruciale e va analizzata in profondità. Per questo gli interventi degli architetti chiamati a relazionare si sono concentrati più sulle ragioni del fenomeno abitativo che sulle questioni urbanistiche, consentendo così di delineare un quadro interessante e aggiornato della composizione demografica della nostra città e delle dinamiche sociali che al suo interno si generano».
“Forlì è allineata – continua il PdF – con previsioni addirittura peggiori, al resto d’Italia quanto a decrescita della popolazione e a squilibrio generazionale, ma non fa eccezione neppure quanto ad aumento delle famiglie mononucleari e a contrazione dei nuclei familiari, che diventano sempre più piccoli. La crescita delle famiglie monocomponenti e la polverizzazione delle famiglie è una curva in salita nel nostro Paese: l’Istat stima che nel 2040 la percentuale di famiglie composte da una sola persona in Emilia Romagna sarà del 41,3%, quindi Forlì, con i suoi 21.826 nuclei unipersonali pari al 40% delle 54.395 famiglie cittadine, è destinata addirittura a superare le previsioni. Tutto ciò, sommato alla frammentazione familiare che si presume contestuale, comporterà inevitabilmente delle conseguenze in termini di tenuta dello stato sociale“.
A Forlì la questione abitativa interseca dinamiche e problematiche di varia natura, che messe insieme costituiscono la “tempesta perfetta”, come l’ha definita Alberto Gentili e come risulta essersi abbattuta più sulla città di Forlì che sulle altre città della Romagna. «A nostro parere anche per le politiche miopi e sbagliate delle precedenti Amministrazioni: c’è la tendenza a un deradicamento territoriale per trasferimenti di lavoro o per una dimensione culturale che fa percepire la stabilità come oppressione, c’è una carenza drammatica del mercato dell’affitto, assorbito quasi esclusivamente dagli studenti dell’Università. Ci sono i numerosi proprietari forlivesi che non mettono in locazione i loro immobili preferendo la vendita alla rendita, anche per le difficoltà dell’adeguamento “green” entro il 2030 o per i costi esagerati di ristrutturazione degli edifici. C’è la grave insufficienza della risposta dell’edilizia residenziale pubblica, che lascia ancora inevase 750 domande. L’impedimento di accesso alla casa è un impedimento alla stabilità sociale e al radicamento della popolazione produttiva, a detrimento di tutta la città. L’emergenza abitativa, dunque, come dimostrato dal taglio sociale e non meramente urbanistico con cui il presidente Gentili ha voluto affrontare l’argomento, condiziona nel vivo la vita delle famiglie e ne è a sua volta condizionata, alla luce di quanto emerso sulla denatalità, sull’invecchiamento della popolazione, sulla scarsa crescita delle famiglie e sul progressivo frazionamento in “micro famiglie”. Occorre una visione d’insieme, un gioco di squadra, un approccio trasversale in cui l’emergenza abitativa sia considerata parte di un problema più generale che riguarda la situazione delle famiglie. Per questo le politiche della casa devono rientrare in un piano di politiche familiari, che si rivela sempre più urgente e necessario» insiste il PdF.
«Considerare la famiglia una risorsa, puntare sul capitale umano rappresentato dai giovani per non disperderlo, sostenere con incentivi sulla casa e con progetti specifici la progettualità delle coppie che intendono sposarsi e avere dei figli a Forlì. Favorire la conciliazione casa lavoro, connettere la popolazione attiva con quella anziana per ritardare il più possibile il confinamento generazionale, anche attraverso interventi sull’edilizia che permettano il ricongiungimento di un familiare, sono solo alcuni esempi di ciò di cui si dovrebbe occupare un piano di politiche strutturali per la famiglia, fermo restando che essa ne è comunque la prima parte attiva, in quanto titolare dei diritti riconosciuti dalla Costituzione. Mettersi in ascolto di ciò che le famiglie chiedono, propongono e vogliono è il metodo da seguire. Anche per le politiche abitative, perché chi vive un problema ha anche la capacità di suggerire la soluzione. L’Amministrazione di Forlì si sta preparando ad iniziare il percorso che la porterà ad ottenere il riconoscimento di Comune Amico della Famiglia, un traguardo che prevede la stesura di un piano delle politiche per la famiglia, al cui interno le politiche abitative dovranno occupare un’area specifica di intervento. Come Popolo della Famiglia abbiamo sostenuto fermamente questo progetto proposto con determinazione dalla Consulta Comunale delle Famiglie alla precedente Giunta, che l’ha immediatamente accolto nella prospettiva di un effettivo cambiamento, a breve e lungo termine, del volto della nostra città. Forlì deve tararsi a misura di famiglie, perché sono loro il soggetto forte che la abitano, come dimostrato anche nelle recenti calamità. È un ribaltamento di prospettiva, una strada politica nuova che conviene percorrere per invertire la tendenza. E, soddisfazione non da meno, per stupire gli analisti nei prossimi anni» conclude il Popolo della Famiglia.