Il piano strategico di sviluppo 2040 di Confcommercio

Confcommercio Forlì

Il sistema della piccola e media impresa sta registrando, da anni, numeri preoccupanti. Una ricerca svolta dall’Istituto Tagliacarne in collaborazione con Ascom-Confcommercio fotografa una realtà che si sta, per usare le parole nel presidente nazionale, Carlo Sangalli, sempre più avviando “verso la desertificazione”. «I numeri emersi confermano il quadro raccontato dall’associazione poche settimane fa, quando ci eravamo presi la briga di contare i negozi sfitti in città. Tornando al lavoro dell’Istituto Tagliacarne, nel 2019 a Forlì c’erano 1.033 imprese di commercio al dettaglio, 658 in centro storico, le restanti 375 al di fuori di quest’area. Nel 2024 i dati dicono che sono diventate 943 (-90 unità, dunque), così divise: 615 in centro e 328 nel resto di Forlì. Se prendiamo poi la categoria ‘alberghi, bar e ristoranti’, nel 2019 erano 510 (334 e 176 la suddivisione). In questo caso il calo è stato contenuto, perché sono passate a 502 (-8), 348 nel cuore di Forlì, le altre 154 all’esterno. Partiamo da questi dati per dire il centro storico di Forlì manca di attrattività» si legge in una nota di Confcommercio.

«Ma prima di ogni altro argomento, è doveroso evidenziare che la nostra organizzazione negli anni ha avanzato tante proposte. L’ultima, in ordine di tempo, è stata quella di ripensare all’accessibilità del centro storico, aprendo alla parte finale di Corso della Repubblica (150 mq) realizzando contemporaneamente alcune zone (esempio Piazza Saffi) pedonalizzate ma ben servite da parcheggi. Ma non c’ è stato il coraggio del cambiamento. La strada che indichiamo oggi è quella di agevolare gli investimenti in piazza Saffi e dintorni di investitori privati di primo piano. Come? Tagliando una parte delle spese sostenute per luminarie, videomapping e promozione delle attività natalizie, accumulando un tesoretto con il quale poi fare campagna acquisti».

Questa la proposta dell’associazione, che ha deciso di rendere pubblica e che presenterà alle istituzioni quando le incontreranno in occasione del lavoro di stesura del piano strategico 2040. «Purtroppo, è evidente l’assenza in centro di importanti marchi come Zara e Tezenis, volendo fare un paio di esempi, che però il territorio potrebbe mettere nelle condizioni di investire in città. Qualche anno era circolata la possibilità che le Poste vendessero la loro sede in piazza Saffi, che sarebbe il contenitore perfetto, per dimensioni e ubicazione, per attività commerciali di grandi dimensioni. Purtroppo, quella voce non si è mai concretizzata, e la città è rimasta ferma al palo.

«La nostra proposta è semplice: ogni anno il Comune di Forlì spende tra i 600 e i 700.000 euro per la promozione delle iniziative natalizie, scelte che negli anni abbiamo convintamente sostenuto, ma forse è ora di cambiare. Una quota di questa somma potrebbe essere accantonata e utilizzata per attrarre in città grandi marchi, con l’impegno di aprire un’attività in centro storico e mantenerla per un numero minimo di anni. Alcune grandi catene si muovono seguendo queste logiche, non vediamo perché a Forlì non si possa fare almeno un tentativo in questo senso. Il centro è in difficoltà, mancano almeno un paio di grandi attori capaci di attrarre una fetta considerevole di consumatori e, per sintetizzare, perché non provarci? Imboccare questa strada porterà a un risultato positivo?» si domanda l’associazione dei commercianti.

«Non possiamo certamente dirlo, ma anche la spesa natalizia è se vogliamo un investimento ‘effimero’, perché porta sì persone da altre città a Forlì, ma solo in quel periodo dell’anno. Nelle scorse legislature, attraverso il lavoro del dottor Pellegrino, venne svolto un lavoro relativo alla possibilità di attrarre investitori da altre città. In quell’occasione non vennero ottenuti risultati, ma emerse comunque chiaramente che per investire i privati chiedono spesso un aiuto da parte dei soggetti pubblici. Perché ha fallito il professionista incaricato? A nostro giudizio, ed è questo che dovrà valutare l’Amministrazione Comunale, solo con l’individuazione di un commissario con portafoglio, che potrebbe essere un assessore, si garantirebbero investimenti necessari per rendere attrattiva Forlì nei confronti di possibili investitori anche non locali. Presupponiamo che chi verrà ad investire in città si chiederà quale è la disponibilità di parcheggi in centro storico. Bisogna che i soggetti imprenditoriali possano contare su un sistema di sosta che sia il più agevole possibile per i propri clienti. A questo proposito chiediamo aggiornamenti sul progetto per un parcheggio interrato in piazza del Carmine» conclude Confcommercio.

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