Chiesa della B. V. Addolorata (parte seconda)

Addolorata

Entriamo dunque nella piccola chiesa che non dimentichiamolo è parte integrante del Monastero. Vediamo entrando che prima della navata (l’unica) c’è un piccolo preingresso dove a sinistra e a destra vi sono due lapidi. È chiaro che sono in latino, ma ecco a voi la traduzione.

La prima: In questa sacra Chiesa sotto l’altare di marmo sono conservati i corpi, insieme a vasi di sangue, dei (SSRUM= sanctorum) XPI Cri(stos) Santi Martiri di Cristo: Pio, Costanzo, Fortunata e molte (PLURIMAE) reliquie di Santi. Abbiamo a suo tempo trovato, che, anche nella Chiesina di S.Francesco Regis in Via Pisacane, sotto l’altare, era stato sepolto un giovane martire di nome Orso Orselli, grande protettore della comunità. Così aveva scritto Tommaso Torelli, Vescovo di Forlì dal 1714 al 1760.

La seconda lapide qui posta, così recita: Alla deipara (genitrice di Cristo) sempre Vergine Maria che sta accanto alla croce di Gesù questa Chiesa e Altare, Mercuriale Prati vescovo forlivese con rito solenne dedicò nel giorno 24 ottobre 1795.

Così, visto che è apparso il nome di Mercuriale Prati, cogliamo quest’occasione per parlare della fine del 1700 e dell’occupazione francese. Dopo la Battaglia del Senio del 2 febbraio 1797, l’occupazione francese non incontra più ostacoli. Infatti il 4 febbraio 1797 Napoleone è a Forlì e si accasa in Palazzo Gaddi. Nella sera manda a chiamare il Vescovo che nel frattempo è fuggito (!!!) a Castrocaro. Ma torna subito indietro e il Generale gli fa capire che in tali circostanze i Vescovi devono stare con il loro gregge come S. Carlo Borromeo (dalla Cronaca di Francesco Cortini, 1796-1797).

Il Vescovo è proprio lui: Mercuriale Prati che non fa in quell’occasione certamente una bella figura! Vogliamo ancora dire qualcosa su Andrea Michelini, di cui ho parlato nella prima parte. Con ricerche più accurate delle precedenti ho rinvenuto all’ASFO la notizia della sua morte. Così trovo conferma di quanto scritto nella lapide presente nel Monastero e che chiaramente io non ho potuto vedere, perché il luogo è inaccessibile, lapide che lo ricorda con le date e i luoghi che ora conosciamo con certezza.

Nel Registro dello Stato Civile del Regno d’Italia dell’anno 1814 al n° 158 è annotato quanto segue…li sedici febbraio 1814 … il Delegato dell’Ufficio dello Stato civile Domenico Valpondi alle ore 2 pomeriane, nella casa posta nella via delle Torri, rione Schiavonia, al numero 462, parrocchia del Duomo, ha riconosciuto il… del Signor Don Andrea Giovanni Michelini, deceduto ieri (15-2) alle ore 11, Sacerdote possidente all’età di anni ottantuno, già domiciliato in questa Comune. Il suddetto Signore don Andrea Giovanni Michelini è nato nella Comune di Bologna dalli Signori Angelo Michelini e Rosa Richetti, possidenti predefunti, già coniugi domiciliati nella sunnominata Comune di Bologna… firmato, ecc. ecc.

Così abbiamo anche i nomi dei genitori del “nostro” Don Andrea. Nel 1797 vengono soppresse ben 25 chiese ed altri istituti, tutti i religiosi non forlivesi vengono espulsi e fra loro anche Andrea Michelini che in data 1° luglio 1795 deve tornare a Bologna. Lo farà? Non lo sappiamo. Non ci è dato quindi sapere se in quell’anno parteciperà o no alla consacrazione della chiesa di Via Maroncelli il 24 ottobre 1795.

Altro elemento che mi stupisce sono i nomi che le Monache assumono nelle varie vicende del loro Monastero: Suore Convertite di S.Maria Maddalena, Monache Clarisse del Corpus Domini (Casadei), Clarisse dell’Adorazione perpetua del SS.mo Sacramento (altri), Clarisse Urbaniste del Corpus Domini, vogliamo semplicemente chiamarle Clarisse del Corpus Domini, come fa anche Giuliano Missirini?

Torniamo, dopo questa digressione per altro dovuta per chiarire l’insieme della vicenda, alla nostra chiesina e così dopo aver letto e tradotte le due lapidi presenti nel pre-ingresso entriamo nella navata, l’unica.

È lunga 15,9 metri, larga 6,5, alta 9,75. La parete di fondo si presenta con quattro colonne, le prime due con in alto nell’arco la scritta Stabat Juxta crucem Iesu mater eius (Stava presso la croce di Gesù sua madre). L’altare è circoscritto da altre due colonne con timpano triangolare. Al centro sopra l’altare è il quadro di Gaetano Gandolfi. La vista prospettica dell’insieme, data la profondità e l’altezza, è di notevole ampio respiro. Di Gaetano Gandolfi è necessario dire qualcosa. E’ un importante pittore bolognese che ha lavorato intensamente per il Monastero del Sacro Cuore di Forlì. La tela qui esposta è ad olio con il titolo: Compianto su Cristo morto, è del 1795. Alcuni la definiscono un capolavoro.

Cristo è raffigurato esanime in primo piano quasi al centro della composizione. Alle sue spalle un’enorme croce con appoggiata una scala. Un angelo piangente ne sorregge il busto, mentre la Vergine, seduta al suo fianco, tiene la sua mano sinistra. Un altro angelo in secondo piano, non lontano dalla croce, mostra un calice e una corona di spine. Altri angeli compaiono sullo sfondo fra le nubi. Questa la descrizione della tela che è l’unica rimasta qui nella Chiesina. Le altre opere di Gandolfi commissionate sempre per il Corpus Domini sono custodite all’interno del Monastero. L’ottima qualità di quest’opera è anche dovuta alle condizioni di conservazione che sono state perfette. Sempre all’interno se voltiamo le spalle all’altare e guardiamo la parete che chiude la navata con la porta d’ingresso, notiamo che nella sua parte superiore si aprono quattro finestre rettangolari protette da grate, pienamente illuminate dalla finestra termale semicircolare che abbiamo già descritto nella prima parte. Questo era il luogo riservato alle monache per assistere alle funzioni religiose. E’ un particolare interessante perché esiste solo qui e nei monasteri di clausura.

Aggiungo anche che la vicenda relativa alla soppressione degli ordini religiosi nata nel 1797 non termina con la Restaurazione, anzi peggiora sempre di più, anche con il Regno d’Italia.

Assistiamo a fatti che ci sconcertano. Dalla Tesi di laurea di Antonella Menghi (Architettura, Venezia 1983-84) ricaviamo che i conventi e i monasteri forlivesi appartenenti agli ordini regolari soppressi, furono posti sotto sequestro il 30-11-1861, quindi nel Regno d’Italia: a Forlì gli incaricati furono due, il sig. Cherubini, capo dell’ufficio del Registro, per il Governo ed il Sig. Alessandro Fortis, Assessore municipale per il Municipio…tanto l’uno che l’altro sono entrati nelle chiese col cappello in testa ed il sigaro in bocca ed hanno trattato i frati e le monache nel modo più ineducato e derisorio. Alle monache hanno anche dichiarato che le scioglievano in nome della legge da qualunque voto ….

I Conventi vennero evacuati fra l° dicembre del 1866 ed il gennaio 1867. Per quanto riguarda le “nostre” Clarisse del Corpus Domini queste continuarono ad abitare il loro monastero che, essendo diventato nel frattempo di proprietà dei Marchesi Paolucci de’ Calboli, non poté essere incamerato dal Demanio. Non sappiamo nulla del passaggio di proprietà da Michelini a Paolucci de’ Calboli.

Visto il sapiente lavoro di restauro della ditta Mercatali Restauri di Cesena, con la professionale guida dell’Arch. Emanuele Ciani di Forlì, ci auguriamo che questo luogo, ancora sacro? viva una sua nuova vita. Speriamo di essere stati esaustivi nel descrivere esterno ed interno, anche grazie alla Prof. Jessica Chioccini che per quanto riguarda la parte epigrafica, ha offerto una collaborazione, grazie alla sua cultura, encomiabile!

Ce lo auguriamo, così come i nostri lettori interessati a tutto questo, spero, ci riserveranno il loro compiacimento.

Agostino Bernucci

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