
Da diversi mesi a Forlì si sta portando avanti un percorso partecipativo dal nome Col.M.A.Te. – Collettività, Memoria e Attivazione nei Territori post-disastro, un progetto partecipativo a cura di Forlì Città Aperta in collaborazione con ActionAid Italia in cui la comunità possa essere protagonista, per creare insieme consapevolezza e restituire centralità al tema dei disastri e della giustizia ambientale a Forlì.
“Nella convinzione che l’autonarrazione sia uno strumento fondamentale per le comunità colpite da disastri come le alluvioni, un primo obiettivo di questo percorso è l’organizzazione di un anniversario costruito dal basso: una giornata in cui le voci delle persone coinvolte tornino al centro della città, in cui la cittadinanza tutta sia chiamata a riflettere su quanto accaduto, ma anche in cui fare ed essere comunità. Infatti, crediamo che la memoria sia un importante strumento per far sì che le persone non si sentano sole, per spargere consapevolezza e restituire centralità al tema anche in ottica di prevenzione” spiegano gli organizzatori.
“Con questo obiettivo abbiamo costruito insieme alle persone partecipanti quattro diversi manifesti, che in questi giorni si troveranno affissi in giro per la città. Ciascuno di essi ha per titolo due parole: da un lato, quello che le persone hanno visto davanti a sé durante l’alluvione; dall’altro come si sono sentite. A queste parole è associata anche una frase, tratta dalle testimonianze di persone alluvionate“.
Il primo, “sottovalutazione e incredulità”, riporta la frase: “Avrei potuto salvare tante cose, ma l’ho saputo solo quando era troppo tardi per tutto. C’è responsabilità di qualcuno?”, che riassume la sensazione di incredulità davanti all’acqua che arriva e di mancato adeguato allarme da parte di chi se ne sarebbe dovuto occupare.
Il secondo, dal titolo “impreparazione e attesa”, racconta la sensazione di attesa degli aiuti e del supporto, che in tante case non sono arrivati se non dopo molti giorni o da persone volontarie, con un apparato istituzionale non abbastanza preparato ad affrontare la situazione: “Passavano, chiedevano di cosa avevamo bisogno e non sono mai tornati. Da noi non si è visto nessuno fino a sabato.”
Il terzo volge lo sguardo al di fuori dalla città di Forlì, con il titolo “territorio e cura” e una frase che riporta lo sgomento davanti alla situazione stremata dell’Appennino romagnolo: “Voglio lottare con tutti voi, con la mia comunità ma ci sono priorità assolute. Le foto della montagna e la sua storia mi hanno sconvolto.”
L’ultimo si intitola “futuro e cosa ci rimane?” e guarda al grande senso di solidarietà che si è creato durante l’emergenza, chiedendosi cosa ne resta: “L’unica nota positiva? Ho conosciuto i miei vicini e ci siamo stretti in una condivisione di aiuto e sostegno reciproco.”
“Invitiamo tutti a partecipare il 24 maggio a partire dalle ore 16,00. Ci troveremo in Porta Schiavonia per una passeggiata dal titolo Ricordi Itineranti: un viaggio attraverso alcune testimonianze dell’alluvione che abbiamo raccolto nelle scorse settimane. Il pomeriggio continuerà dalle 17,30 al Parco della Pace, con un aperitivo condiviso con la partecipazione di Fabrizio Caveja “Rumagnulesta”, un live painting della writer IRA e un laboratorio creativo sui ricordi dell’alluvione. Ad accompagnarci ci sarà anche una mostra partecipata con fotografie di persone comuni raccolte dal basso“.