Progetto di vita. Gentili: «Incontrate 40 famiglie per l’elaborazione e presentazione delle istanze»

Alberto Gentili FI

Da gennaio la sperimentazione della riforma della disabilità e in particolare del Progetto di vita è operativa in 9 province italiane, tra queste anche a Forlì e Cesena. Alberto Gentili, consigliere comunale di Forza Italia, presidente della terza Commissione consiliare (l’organismo che ha ospitato in audizione i soggetti istituzionali coinvolti), membro della Consulta comunale della famiglia, fa un primo punto sulla riforma alla prova dei fatti in questa fase di avvio.

I problemi emersi in questi primi cinque mesi sono stati molteplici, come era logico aspettarsi vista la portata della riforma. Non è facile riuscire a mettere insieme Inps, Asl, servizi che spettano al welfare regionale, con le sue procedure e le sue regole e che agiscono nei diversi Comuni del Distretto socio sanitario di Forlì e lavorare insieme al distretto socio sanitario del Savio che fa fulcro su Cesena. Il nostro operato è far emergere lo spirito della legge dentro un’organizzazione multiforme. Del resto, siamo chiamati a fare i conti con le difficoltà concrete e le resistenze che ogni novità comporta” commenta Alberto Gentili che, sostanzialmente conferma la prima analisi espressa pochi giorni fa dalla stessa ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.

A Forlì dal mese di gennaio Forza Italia ha collaborato con i familiari di persone disabili e e con alcune associazioni per presentare le possibilità insite nel nuovo Progetto di vita. Lo stesso Alberto Gentili con l’aiuto di altri membri delle associazioni ha incontrato direttamente circa 40 famiglie per accompagnarle nella elaborazione e presentazione delle istanze, come peraltro indicato dalla Legge.

E il presidente della terza Commissione consiliare evidenzia la necessità di un welfare dove le scelte della persona siano supportate dai servizi e dal volontariato spiegando che: «La novità principale del Progetto di Vita targato Locatelli è il ruolo della persona disabile e della sua famiglia che, come per tutte le altre persone normodotate può decidere quale obiettivi vuole perseguire, dove andare a vivere, con chi e cosa fare. Insomma, può decidere le cose quotidiane della vita che tutti noi decidiamo. Non è solo un progetto “incentrato sulla persona e sulla famiglia” come solitamente si dice, ma è la persona e la sua famiglia che determinano la meta con il supporto delle persone e degli specialisti di loro fiducia mentre gli operatori pubblici sono impegnati o dovrebbero esserlo nella sola integrazione socio-sanitaria, come riportato nel decreto».

Gli operatori e tutto il lavoro delle realtà presenti nel territorio che già ora e da tempo agiscono per i servizi hanno quindi il compito di mettere in rete le loro competenze per sostenere la persona disabile e la sua famiglia nel cammino verso gli orizzonti di vita che questa ha scelto per sé stesso – ha aggiunto -. Altro aspetto fondamentale e innovativo della riforma è la sua attuazione “senza oneri a capo dello stato“.

Questa novità dai più vista come limite insormontabile in realtà è una delle sue caratteristiche migliori. Per chi sceglie di intraprendere il percorso del Progetto di vita i soldi pubblici che fino a ieri erano stati spesi in un certo modo, adesso dovranno essere investititi diversamente. Le risorse del Welfare non devono essere utilizzate per l’offerta di servizi ma per offrire risposte ad esigenze definite dalla singola persona. Non più un’erogazione a pioggia con risorse pubbliche, ma una cura a goccia perché ogni soldo investito generi risultati fruttuosi, risposte concrete apprezzate dagli utenti. Per questo motivo la riforma introduce il budget di progetto, finanziato con le stesse risorse dedicate dal sistema alla persona negli anni passati”: spiega Alberto Gentili.

Alcune tra le domande che sono state rivolte dalle persone disabili e dai loro familiari a Forza Italia e allo stesso Albert Gentili riguardano la sperimentazione e le modalità di presentare le domande. “Per rispondere serve un piccolo chiarimento sulla sperimentazione: il Decreto Localetti è legge dello stato. Non è un progetto sperimentale. Di sperimentale c’è solo la sua vigenza completa esclusivamente in alcune provincie dello Stato tra cui Forlì-Cesena. Le domande possono essere presentate (già dal 1° gennaio) e non servono moduli. Basta una raccomandata o una Pec al protocollo del Comune di Forlì, indirizzo valido per tutto il nostro distretto socio-sanitario. Non esiste più il limite dei 65 anni per la persona disabile. Non esistono graduatorie. Le domande servono solo per iniziare un percorso che è volontario. E tutte le domande inoltrate dovranno essere accolte per legge”: ricorda ancora Alberto Gentili.

Visto il periodo iniziale di attuazione consigliamo a chi voglia intraprendere il percorso di farsi accompagnare personalmente negli incontri con le assistenti sociali e con gli uffici preposti fin dai primi passi dell’istruttoria della pratica, da esperti delle associazioni così come indica la legge. Per saperne di più e per prendere un appuntamento personale potete scrivere a alberto.gentili@comune.forli.fc.it. La legge di riforma promuove un impulso al rinnovamento e di scambio con il territorio e il mondo delle associazioni. E in questo contesto di grande cambiamento, in linea con il Progetto di vita, vorremmo essere punto di riferimento per le persone con disabilità e le loro famiglie”: conclude il consigliere comunale di Forza Italia Alberto Gentili.

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