Cia Romagna: “Lupi sempre più vicini alle comunità. Serve una gestione equilibrata”

lupo grigio europeo

L’aumento della popolazione di lupi in Romagna, con numerosi avvistamenti e attacchi, conferma come la presenza di questa specie, stabile da oltre 10 anni nel territorio, stia diventando una criticità crescente per l’agricoltura e per la sicurezza delle comunità. Da tempo Cia Romagna mantiene alta l’attenzione sul problema. L’azione predatoria del lupo su molti allevamenti estensivi è ormai insostenibile. Sempre più aziende si trovano con i capi costantemente sotto attacco, senza indennizzi adeguati. Il rischio concreto è l’abbandono delle imprese agricole, con gravi conseguenze economiche, sociali e ambientali. La protezione di una specie animale non può prescindere dalla sostenibilità delle attività di allevamento, che restano presidio fondamentale del territorio” si legge in una nota di Cia Romagna.

Negli ultimi vent’anni la popolazione di lupi è cresciuta notevolmente, anche grazie alla legislazione di tutela, a un atteggiamento più favorevole da parte dell’opinione pubblica e al miglioramento degli habitat. «Un successo dal punto di vista della conservazione, che però ha moltiplicato i conflitti con le attività umane, in particolare con l’allevamento (ma si registrano anche diversi casi di uccisioni di animali d’affezione). A livello europeo, il Consiglio ha adottato recentemente la modifica della direttiva Habitat che porta il livello di protezione del lupo da “rigorosamente protetto” a “protetto”. Il nuovo status consente maggiore flessibilità agli Stati membri nella gestione delle popolazioni di lupi. Serve un approccio condiviso che sappia coniugare tutela della biodiversità, esigenze locali e sicurezza delle comunità per una gestione più razionale della specie nelle aree interne. Il nostro obiettivo è riportare equilibrio nel rapporto fra attività agricola e fauna selvatica».

Anche sul piano nazionale si muovono segnali incoraggianti. «In giugno è stato presentato un disegno di legge per la riforma della normativa sulla fauna selvatica, che introduce il principio del passaggio dalla “tutela” alla “gestione”. Il testo accoglie molte delle richieste di Cia: piani di contenimento, possibilità di autodifesa per gli agricoltori, sanzioni per chi ostacola le operazioni e un ruolo più forte delle organizzazioni agricole nella governance e nella programmazione faunistico-venatoria.
Occorre pragmatismo per fermare danni economici crescenti e garantire la vivibilità delle aree rurali. È urgente innalzare il massimale per gli aiuti europei in regime de minimis, che oggi limita l’accesso a risarcimenti adeguati. Serve una seria assunzione di responsabilità, che tenga insieme tutela ambientale e salvaguardia delle aziende agricole, veri custodi del territorio».

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