
«Negli ultimi anni Forlimpopoli, che pure conserva all’interno del proprio territorio imponenti aree un tempo occupate da fabbriche dismesse, ha espanso enormemente le proprie aree edificabili, consumando suolo in modo esagerato, ben al di sopra dei primati nazionali. In soli 24 km2 circa in pochi anni sono state approvate nuove lottizzazioni, nuovi capannoni, nuove strade e bretelle, nuovi distributori. Ora, dopo la bretella fra via Mattei e la circonvallazione che chiude l’accesso alla città agli abitanti di intere strade sono comparsi in zona Melatello dei nastri colorati che perimetrano una ampia area, preannunciando l’arrivo di un nuovo supermercato, che fa parte delle grandi espansioni urbane partite anni fa. Ancora Supermercati? Per caso la contrarietà manifestata nei confronti dei supermercati che dovevano sorgere a Santa Maria Nuova di Bertinoro derivava dalla volontà di non danneggiare i propri?» si chiedono Cristina Mengozzi e Denis Derni di Europa Verde.
«A tutto ciò si aggiunge il nuovo grande stabilimento Amadori, inutilmente contestato dagli abitanti, che consumerà altro suolo, e provoca preoccupazioni per temute produzioni impattanti sulla qualità dell’aria. La legge urbanistica regionale che avrebbe dovuto limitare il consumo di suolo ha dimostrato anche a Forlimpopoli tutta la sua inefficacia: non un metro quadro è stato salvato, anzi altri sono andati perduti. Già nel 2023, ultimo dato certificato da Ispra, il cemento copriva il 18,95% del Comune, e dal 2017 al 2023 sono stati sigillati quasi 18 ettari di terreno vergine, come circa 25 campi da calcio regolamentari. In particolare un’opera, ancora il esecuzione, la già citata bretella o prosecuzione di via Mattei, dimostra come vi sia, pur di compiacere chi si insedia, la rinuncia ad esercitare il proprio ruolo per un corretto assetto del territorio e per garantire ai cittadini il miglioramento della accessibilità alla città e non la loro segregazione» rimarcano gli esponenti del sole che ride.
«Al di là di un progetto mal fatto e privo di raziocinio, un vero proprio spreco di pubbliche risorse, fatto per ributtare sull’intasata via Emilia ulteriore traffico pesante, chiediamo alla Amministrazione per quale ragione abbia rinunciato alla realizzazione contestuale con quel festival delle rotonde, del raccordo delle strade esistenti con la nuova infrastruttura. Perché il Comune ha voluto affidare alla ditta privata Amadori la realizzazione di questi raccordi e collegamenti, sottoponendo i cittadini alle decisioni e ai tempi di quest’ultima, trasformando un’opera che non poteva che essere pubblica in un’opera di urbanizzazione di un insediamento privatissimo? Tutto ciò non è altro che rinuncia al proprio ruolo di ente che deve tutelare il pubblico interesse. Quello che emerge è una situazione preoccupante e temiamo per un nuovo PUG di cui ancora nulla si sa ma che se i presupposti sono questi non vorremmo che mettesse in gioco ancora altre aree considerandole parte del territorio urbanizzato» concludono Mengozzi e Derni.