Per un irrinunciabile progetto di visibilità del Museo Archeologico Santarelli

Forlì dall'alto

Venuto a conoscenza dalla lettura dei quotidiani e da presentazioni in rete dell’importante Candidatura di Forlì a Capitale della Cultura per il 2028, ho inoltrato al sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, al Presidente del Comitato scientifico Prof. Gianfranco Brunelli e alla Soprintendente all’Archeologia belle arti e paesaggio per le Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini Federica Gonzato la lettera con la quale mi permetto di sottolineare la necessità di dare visibilità all’inalienabile patrimonio archeologico del forlivese che attende di essere valorizzato e reso fruibile da oltre un ventennio. 

«Forlì ha una più che centenaria tradizione di scavi e studi archeologici, iniziata con l’istituzione del museo archeologico nel 1874, a cura di Antonio Santarelli a cui è dedicato, proseguita con maestri come Pietro Zangheri, Guido Achille Mansuelli, Giancarlo Susini, fino alle importanti scoperte che si sono susseguite nel territorio dalla seconda metà del Novecento ad oggi. Ma è possibile risalire anche più indietro nel tempo, ad esempio al grande Giovan Battista Morgagni, che nelle “Epistolae Aemilianae” conduce una vera “autopsia” del territorio, dei suoi fiumi, delle sue antichità (la IX è dedicata a Forum Livi).

La storia delle origini di Forlì non contempla soltanto la ricchezza della documentazione del mondo classico, preclassico e protostorico, ma affonda le sue radici nella preistoria, oggi ridefinita Storia profonda. A partire dalla seconda metà degli anni ’80 numerosi ritrovamenti paleolitici furono individuati lungo il Pedeappennino, esplorati e studiati sistematicamente (Petrignone, Castiglione, Forlimpopoli, Ciola). Tra questi di particolare importanza è il sito di interesse internazionale di Ca’ Belvedere di Monte Poggiolo riconducibile ad una età di 1 milione di anni.

Si tratta di uno degli inserimenti dei primi gruppi umani che dall’Africa colonizzarono il continente europeo. La ricaduta mediatica e scientifica è stata ed è tuttora enorme tanto da accreditare nel 1996 Forlì quale sede del XIII Congresso mondiale di Preistoria e Protostoria che ha visto la partecipazione di circa 3.000 relatori e 10.000 presenze, la pubblicazione di oltre 60 volumi, la realizzazione di specifiche esposizioni e, tra le numerose iniziative, anche l’emissione di un francobollo commemorativo da parte del Ministero delle Poste Italiane.

Per dimensione e importanza, il patrimonio archeologico del territorio forlivese merita una rinnovata attenzione con l’avvio di nuovi studi e ricerche e, soprattutto, con iniziative di valorizzazione. Una nuova progettualità, aperta al territorio, sul solco della vocazione che caratterizza sin dalle origini il museo, costituirebbe una scelta strategica per garantire visibilità, fruizione e comunicazione del ricchissimo intreccio di storie in cui il presente affonda le radici.

In questa prospettiva, la candidatura del Comune di Forlì con il Comune di Cesena a Capitale della Cultura 2028 potrebbe divenire un laboratorio di ricerca e riflessione anche sul patrimonio archeologico tuttora invisibile, offrendo un contributo fondamentale alla progettazione del riallestimento museale, previsto presso il Complesso di San Domenico, e rafforzando una rete territoriale, un ideale “sentiero dell’antichità”, in grado di far dialogare, su scala provinciale, siti, musei e ricerca».

Carlo Peretto Prof. Onorario, già Ordinario di Antropologia Università degli Studi di Ferrara 

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