In piazza contro la fame nel mondo nel nome di don Oreste Benzi

don oreste benzi

Sabato 27 e domenica 28 settembre torna ‘Un Pasto al Giorno’, l’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII. Dati alla mano: la fame globale è un’emergenza attuale, e così la piazza diventa azione concreta. Lo scorso anno oltre 670 milioni di persone hanno sofferto la fame e, secondo le stime, saranno ancora 512 milioni nel 2030. Siamo dunque ben lontani dall’Obiettivo Fame Zero, il secondo dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. A dirlo è il Rapporto 2025 sulla sicurezza alimentare nel mondo, pubblicato a luglio da Fao, Ifad, Unicef, Wfp e Who. Un dato che si intreccia con la situazione italiana: secondo il Rapporto Caritas “La povertà in Italia” del 2025, sono 5 milioni e 694 mila le persone in povertà assoluta (pari al 9,7% della popolazione), quasi un italiano su dieci: famiglie che non dispongono delle risorse per un’alimentazione adeguata, un’abitazione sicura o abiti dignitosi. L’Italia si colloca al settimo posto in Europa per incidenza, con un tasso del 23,1%, in crescita rispetto al 22,8% del 2023. E in Emilia Romagna, secondo gli ultimi dati Istat (2023), il 6,8% della popolazione vive in povertà assoluta: una percentuale che restituisce la dimensione concreta del problema anche a livello regionale.

È in questo scenario che il 27 e 28 settembre torna nelle piazze di tutta Italia, e anche a Forlì e in provincia, l’iniziativa solidale ‘Un Pasto al Giorno’, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, che nella regione conta oltre 130 realtà tra Case Famiglia, Case di accoglienza e Centri di aggregazione, per un totale di circa mille persone accolte. Quest’anno l’iniziativa assume un significato speciale: si celebra anche il centenario della nascita di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità e ispiratore di questa campagna, che da quarant’anni porta cibo, dignità e speranza a chi vive ai margini, in Italia e nel mondo. Il messaggio scelto per l’edizione 2025 è ‘Una tavola ci unisce: insieme contro la fame nel mondo’, ma non c’è nulla di vuoto o retorico in questo slogan perché la tavola, in questo caso, non rappresenta un simbolo di convivialità, ma un luogo ancora negato per milioni di persone. L’evento, infatti, nasce proprio per accendere i riflettori su chi un pasto non ce l’ha, su chi resta escluso da quel diritto fondamentale che spetta a ogni essere umano: nutrirsi.

La storia di un pasto al giorno. Non a caso tutto cominciò proprio da quel pasto che mancava. Era il 1985 quando Elisabetta Garuti, missionaria della Comunità Papa Giovanni XXIII in Zambia, confidò a don Oreste che con appena 10mila lire al mese si poteva garantire almeno un pasto al giorno a chi stava morendo di fame. E don Oreste, colpito da quella frase, ebbe l’intuizione di trasformare quelle parole in un progetto concreto e permanente. Nacque così ‘Un Pasto al Giorno’: prima come sostegno costante alle missioni della Comunità, poi – dal 2009 – come evento pubblico. Partecipato e visibile in centinaia di piazze in tutta Italia, l’evento si concretizza attraverso un gesto popolare e simbolico che permette alla Comunità di garantire sette milioni e mezzo di pasti ogni anno e in ogni angolo del mondo: dalle mense in Italia ai centri nutrizionali in Kenya, dalle Case Famiglia in Sud America alle missioni nei Paesi in guerra. “La fame non è un problema lontano ma una realtà che ci riguarda tutti da vicino, e iniziative come ‘Un Pasto al Giorno’ – sottolinea Matteo Fadda responsabile generale della Comunità – sono un’occasione per ricordarci che la giustizia parte proprio dalla condivisione. Alle persone che accogliamo in Italia e nel mondo doniamo un pasto, ma offriamo anche una relazione, una presenza, una possibilità. Ecco perché questo non è un evento caritativo, ma un vero e proprio atto di giustizia che rimette al centro i diritti degli ultimi, dei più fragili, di chi viene dimenticato”.

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