A Forlì un corteo per la Palestina e contro l’economia di guerra

corte palestina

«Tra i mesi di settembre e ottobre abbiamo assistito in Italia a mobilitazioni che in molte città non avevano precedenti: solo a Forlì oltre 4.000 persone erano in piazza il 3 ottobre, mentre la manifestazione del 4 ottobre a Roma ha visto partecipare tra uno e due milioni di persone. La solidarietà dimostrata in quel frangente non può e non deve cadere nel vuoto, dal momento che il progetto coloniale di Israele prosegue indisturbato: il genocidio a Gaza sta continuando con un accordo di cessate il fuoco che, nei fatti, non è mai davvero entrato in vigore, mentre in Cisgiordania aumentano le violenze dei coloni: a ottobre 2025 si è raggiunto il numero di attacchi più alto mai registrato dal 2006. Davanti a tutto ciò, non possiamo che prendere posizione in merito alla responsabilità collettiva dei paesi occidentali nei crimini perpetrati contro la popolazione palestinese. Le istituzioni internazionali mostrano una preoccupante debolezza nel far rispettare il diritto internazionale: mentre l’Unione Europea ha applicato sanzioni durissime in occasione dell’invasione Russa dell’Ucraina, non ha adottato misure analoghe nei confronti di Israele» spiegano gli organizzatori.

«Come documentato anche dalla Relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese, ci sono responsabilità internazionali collettive precise, a cominciare da quei Paesi che si rifiutano di riconoscere lo Stato di Palestina, come Germania e Italia, fino ad arrivare a quei governi che continuano a intrattenere rapporti economici e commerciali con Israele. Infatti, la pervasività di Israele si rende sempre più palese nell’economia e nella finanza dei paesi occidentali e, per quanto riguarda l’Italia, anche nelle imprese partecipate dello Stato. Ciò che chiediamo è che le istituzioni ad ogni livello, in base alle proprie prerogative e titolarità, adottino sanzioni concrete nei confronti di Israele, misure mirate quali un embargo sulle armi, la sospensione delle relazioni commerciali privilegiate e il congelamento degli accordi di associazione. Infine, in questo contesto di crisi della diplomazia e del sistema internazionale, con il pretesto di una guerra imminente e con l’illusione che armarsi possa essere uno strumento di pace, la NATO impone ai paesi membri di portare entro 10 anni la spesa militare al 5% del PIL. Questa indicazione si traduce in Italia in un aumento delle spese per la difesa di oltre 22 miliardi nei prossimi tre anni e in una manovra di bilancio che, stando a quanto emerso finora, non off re nessuna prospettiva per il miglioramento del welfare e delle condizioni salariali» precisano gli organizzatori.

«A pagare le conseguenze della corsa agli armamenti e, mentre si tagliano i fondi per il sistema sanitario nazionale e si lasciano le persone sole davanti al continuo aumento del costo della vita, si continuano a proteggere gli interessi delle industrie belliche. Di fronte alle ambiguità della politica istituzionale, la società civile non può e non vuole restare a guardare: sentiamo il bisogno di fare sentire le nostre voci e opporci con forza a tutto questo, quindi abbiamo deciso di lanciare una mobilitazione per sabato 29 novembre, Giornata Internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese. Il ritrovo a Forlì è previsto alle ore 15:00 in piazzale Igino Lega, da cui partirà un corteo diretto verso il palazzo della Prefettura. Invitiamo tutte le persone a scendere con noi in piazza oppure a convergere su altri territori: ogni piazza per la Palestina, per il rispetto del diritto internazionale, contro l’economia di guerra, è una piazza che va presidiata. Occorre far sentire il nostro dissenso verso l’economia di guerra e la nostra solidarietà con il popolo palestinese: contro il genocidio e per l’autodeterminazione».

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