“Charity Dinner Ior” di Forlì: più di 200 persone a tavola per il “Morgagni-Pierantoni”

Charity Dinner IOR

L’edizione di quest’anno del “Charity Dinner Ior” di Forlì ha coinvolto 226 persone per un incasso che ha superato i 23.000 euro. La cifra sarà utilizzata per la causa dell’umanizzazione del reparto di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva dell’Ospedale “Morgagni-Pierantoni”. Per il terzo anno la buona causa del principale evento di raccolta fondi del periodo natalizio forlivese coincide con opere di restyling, per ambienti più accoglienti e luminosi. Se nel 2023 era stata l’Unità Operativa di Chirurgia Senologica la beneficiaria della solidarietà forlivese, nel 2024 è stato il turno del reparto di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate.

Quest’anno Forlì si è mossa a favore del restyling della sala d’attesa del reparto di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva del “Morgagni-Pierantoni”: un luogo molto particolare perché al suo interno attendono il proprio turno le persone che devono sottoporsi a un esame comunque temuto e invasivo, come la colonscopia. «Per la sua stessa natura non sarà mai vista come una procedura simpatica – spiega Carlo Fabbri responsabile dell’Unità Operativa – anche perché, oltre a essere invasiva, viene eseguita in stato di incoscienza essendo sedati, e al risveglio si potrebbero ricevere pessime notizie. Il tumore al colon-retto è purtroppo molto frequente, essendo a tutt’oggi il terzo più comune tipo di cancro negli uomini e il secondo nelle donne, oltre a rappresentare la seconda causa di morte oncologica in Italia e in Europa. La parola d’ordine è quindi accoglienza: una propensione fondamentale per gli ospedali, a beneficio sia di chi deve sottoporsi agli esami, sia del caregiver che accompagna il suo caro a effettuare quei test, trascorrendo in sala d’attesa quel periodo di angosce ed apprensione in attesa di maggiori informazioni. La serata di stasera è sicuramente un’opportunità straordinaria per proseguire in quel percorso che Ior e Ausl Romagna hanno intrapreso e che corrisponde all’umanizzazione delle cure. La colonscopia, infatti, è anche un esame fondamentale che salva la vita: in Emilia-Romagna abbiamo questo vantaggio meraviglioso, offerto gratuitamente, che è lo screening per le persone di fascia d’età compresa tra i 50 e i 74 anni. Purtroppo, a tutt’oggi, pochi rispondono a questa chiamata: Forlì, in particolare, è fanalino di coda per tassi di adesione. L’auspicio è che questo evento faccia un po’ cambiare idea alla gente: dobbiamo vedere la lettera di convocazione allo screening non con paura, ma come un biglietto vincente della lotteria. Laddove l’esame delle feci occulte risulti negativo, abbiamo una conferma del nostro stato di salute; e laddove invece riscontriamo qualcosa di anomalo, si accede a una corsia preferenziale che porta potenzialmente all’identificazione precoce di un problema di salute. Questo, concretamente, può fare la differenza tra la vita e la morte: quindi, ribadisco, dobbiamo cambiare marcia e atteggiamento».

A queste parole, che richiamano ad una responsabilità individuale da assumersi in maniera molto più convinta, ha fatto eco anche l’intervento del vicesindaco di Forlì Vincenzo Bongiorno: «La nostra città ha un triste primato: è quella che risponde meno allo screening del colon-retto, con una percentuale di adesione che si attesta intorno al 38%. Si tratta di un numero molto inferiore alla media regionale, che risulta intorno al 55%. Invito quindi tutti i cittadini a usufruire di questa opportunità: la prevenzione è l’arma più importante che abbiamo al fine di identificare e curare il cancro quando è ancora in fase precoce».

A questo intervento si è accodato il direttore generale Ior Fabrizio Miserocchi: «Accoglienza dev’essere sicuramente la parola chiave: i luoghi in cui la persona incontra la sofferenza e la malattia, tanto più se grave e spaventosa come il cancro, devono diventare luoghi di bellezza perché, secondo noi, la bellezza cura e aiuta sia le persone che i loro famigliari ad affrontare un percorso incerto e delicato. Questo progetto è sicuramente una delle due forze trainanti di questa serata: l’altra è necessariamente lo Ior, che in questo territorio nasce, cresce e si sviluppa, riempiendo di opere le strutture sanitarie grazie al sostegno di una comunità sempre prodiga e pronta ad esserci vicino. È una direzione che abbiamo intrapreso da tempo e che ci rende orgogliosi: la Romagna è piena di luoghi che necessitano di un intervento. Tutti vorrebbero stare sempre bene, nessuno vuole recarsi in ospedale: dobbiamo impegnarci sempre più a fondo affinché gli ambienti di cura siano meno respingenti e più accoglienti. È questa la logica che ci ha guidato anche nella creazione di un nuovo centro di medicina integrata, il Prime Center di Cesena. Oltre ai reparti del “Morgagni-Pierantoni” continueremo ad essere anche vicini all’Irst di Meldola, affinché la bellezza sia sempre più un filo conduttore delle strutture del territorio».

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