“La desertificazione dei negozi è un problema economico, sociale e di coesione: ogni saracinesca abbassata significa meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività e meno socialità nelle nostre città. Senza efficaci e tempestivi interventi di rigenerazione urbana, entro il 2035 rischiamo di avere nel nostro territorio delle vere e proprie città fantasma“. Così il presidente di Confcommercio Forlì, Roberto Vignatelli, in merito alla desertificazione commerciale nel forlivese.
“L’immobilismo è purtroppo il denominatore comune tra le giunte che si sono succedute negli ultimi 35 anni. Il poco che è stato fatto a sostegno della rete distributiva non ha prodotto risultati, come purtroppo riscontriamo ogni giorno. I piccoli negozi sono stati dimenticati: ne è un esempio lampante il centro storico, del quale stiamo aspettando da quasi 10 anni il famoso progetto promesso da questa amministrazione. Certo, iniziative ne sono state fatte (specie durante le festività natalizie), ma gli effetti non sono stati sufficienti. Vediamo invece che i progetti riguardanti le aree produttive, gli insediamenti artificiali hanno avuto un’accelerazione, a discapito della rete commerciale tradizionale. Oggi abbiamo una rete distributiva artificiale che strozza i piccoli negozi di vicinato. Il centro storico lamenta anni e anni senza un piano complessivo di intervento. Il che, purtroppo, vale anche per il resto della città. Se non ci sarà un cambio di passo, e i dati raccolti dalla nostra associazione lo dimostrano, la situazione peggiorerà ulteriormente” insiste il presidente Ascom.
“Per scongiurare questa prospettiva, quella cioè di un ulteriore impoverimento dei negozi di vicinato, servono politiche e strategie condivise tra istituzioni, imprese e territori capaci di coniugare competitività, sostenibilità e qualità della vita – rimarca Vignatelli -. Ma soprattutto, è necessario sostenere il commercio di prossimità con politiche fiscali più eque, accesso al credito più facile e meno costoso e misure specifiche per affrontare la transizione economica. Così come è indispensabile riqualificare le centinaia di negozi sfitti, tema sul quale auspichiamo una collaborazione con le controparti interessate, a partire dalle Amministrazioni locali“.
“Il nostro obiettivo è di contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale promuovendo progetti per rigenerare le aree in declino, favorire un uso equilibrato dello spazio urbano e valorizzare il ruolo delle economie di prossimità. Solo così sarà possibile garantire una maggiore qualità per i residenti e una migliore offerta per i turisti“. Negli ultimi 12 anni Forlì (periodo 2012-2024) e il suo comprensorio hanno registrato una riduzione di oltre 900 attività di commercio al dettaglio, tra negozi e attività ambulanti, con cali particolarmente accentuati nei centri storici e nei piccoli comuni. Un trend che, senza nuove ed efficaci politiche di rigenerazione urbana e senza interventi per riutilizzare le centinaia di negozi sfitti, è destinato ad aggravarsi ulteriormente con il rischio di perdere, da qui al 2035, altre 700 imprese al dettaglio. In pratica, oltre un quinto delle attività oggi esistenti sparirebbe con gravi conseguenze per l’economia urbana, la qualità della vita e la coesione sociale.
«Le cause sono riconducibili a una crescita insufficiente dei consumi interni, al cambiamento dei comportamenti di spesa dei consumatori e alla diffusione delle tecnologie digitali che hanno favorito gli acquisti online (nello stesso periodo le imprese attive operanti prevalentemente su internet o nella vendita per corrispondenza sono aumentate del 114,9%).
Per quanto riguarda il commercio al dettaglio in sede fissa, le contrazioni più rilevanti si registrano nei seguenti comparti: commercio non specializzato (34,2%), abbigliamento e calzature (25%)» precisa il presidente di Confcommercio.
Confcommercio ha effettuato una simulazione, ipotizzando l’assenza di politiche di rigenerazione urbana da qui al 2035. Il quadro che emerge è preoccupante: con questa ipotesi, la riduzione delle imprese del commercio al dettaglio (negozi e ambulanti) arriverebbe fino al 21,4%: chiuderebbe cioè un negozi su cinque. Si stima che i negozi sfitti nel territorio forlivese siano, al 2025, circa 1.000 unità (un quarto dei quali da oltre un anno). Questa cifra è stimata sulla base dell’ipotesi della persistenza di un saldo netto negativo, tra le nuove aperture e le cessazioni, di negozi all’anno.
Confcommercio propone la redazione di Programmi Pluriennali per l’Economia di Prossimità, strumenti integrati per coordinare le diverse azioni di contrasto alla desertificazione commerciale. Tra le misure più efficaci: patti locali per la riattivazione dei locali sfitti con canoni calmierati e incentivi coordinati tra pubblico e privato; interventi di animazione urbana e accompagnamento all’avvio d’impresa, promossi da Comuni e associazioni di categoria; avviare una politica urbanistica di rigenerazione urbana, recuperando le centinaia di immobili vuoti; trasformare le politiche di edilizia popolare, utilizzate in centro storico da oltre venti anni, adottando politiche di edilizia residenziale di pregio; politiche tributarie agevolate a favore deli negozi tradizionale forlivesi.