La scuola

scuola Maroncelli

Anche noi vogliamo parlare di scuola. Per la precisione della solita vecchia e nuova Scuola Media Piero Maroncelli. In tanti si sono sperticati in lodi di sogni di là da venire, perché tutto è ancora da vedere e soprattutto da vivere. Io voglio partire dalla prima idea di questa Scuola, anche per rispolverare la memoria dei tanti testimoni che come me hanno visto e vissuto questa esperienza urbanistica. Nella seconda metà degli anni ‘60 si pensò di erigere una nuova, cosiddetta allora, Scuola Media Unificata, sulle rovine dell’ex Distretto militare erede di Napoleone e del Regno d’Italia, anche perché nel 1961 il Comune aveva acquistato il terreno dal Demanio, con il vincolo di destinarlo alla costruzione di una scuola.

La progettazione di questa nacque da un concorso nazionale di idee promosso dal Ministero della P.I. Si imposero due Architetti, già famosi, perchè innovatori di un nuovo metodo di interpretare e realizzare una originale architettura in funzione esclusivamente didattica: Luigi Pellegrin e Ciro Cicconcelli. Nessuno in questa vicenda li ha mai ricordati. Escluso io. Ma come si mostrava l’edificio che è vissuto fino all’altro ieri? Estremamente discreto, perché non appariva esagerato e violento nelle sue strutture murarie. La sua collocazione all’interno del centro storico era perimetrata da una parte dai resti delle mura della città e dall’altra dal cosiddetto muraglione delle Domenicane, di cui via F. Orsini ne ha portato il nome fino a non molto tempo fa. Era posto al centro di una grande area ricca di verde che non solo lo circondava, ma che in buona parte lo copriva perché l’altezza dell’edificio era estremamente discreta.

Si sviluppava insomma più per linee longitudinali che verticali, esattamente l’opposto di quello che viene edificato oggi. Quindi il contesto urbano nel quale era inserito era consolidato dal tempo e dalla storia della città, come lo è ancora oggi. Gli spazi adiacenti la scuola erano e sono caratterizzati da un fronte continuo di edifici esclusivamente residenziali, la cui altezza non superava e non supera i due piani. Le 20 aule, erano disposte su due livelli, a queste si aggiungevano 2 aule per i diversamente abili (dei quali nel nuovo non si parla) con tanto di ascensore per i portatori di handicap e ancora l’aula d’arte e la grande sala a gradoni destinata a conferenze e riunioni. La conclusione era il grande spazio della palestra di 30 per 15 metri, con due ingressi.

Fra le mie carte ho anche ritrovato tutto quanto a suo tempo è stato scritto e pubblicato su questo argomento. A metà dell’anno 2016, moltissimi hanno testimoniato la loro solidarietà alla Scuola scrivendo alla stampa. Persino dall’Australia! Fra tutti questi uno mi ha colpito in modo particolare il Dott. Marco Bilancioni che con un bel pezzo da prima pagina ha espresso il suo pensiero su quella che era stata la sua scuola, con queste parole: “…a noi sembrava avveniristica…l’assessore ha indubbiamente argomenti ragionevoli ….allora perché questa ondata di sostegno alla vecchia cara Maroncelli?…” Io ho anche visitato l’Archivio Comunale, quando esisteva, alla ricerca di documenti, piante, disegni, foto, ma non ho avuto fortuna. Ho solo trovato documenti dei vari procedimenti di natura politica od economica. Neppure una pianta dell’edificio, neppure un suo valore in m.cubi o m. quadrati. Solo lire… lire… per un totale, il 12 maggio 1967, di £. 248.163.000. Questo per sommi capi il ricordo dell’edificio anni 60/70. Ma oggi? Facciamo parlare, quando sarà possibile, gli Assessori di ieri e di oggi. Parleranno?

Eccoli gli assessori:
“Il nuovo plesso” – spiegano gli assessori Marco Catalano e Vittorio Cicognani – “consentirà alla città di rigenerare un’area del centro storico accogliendo una stima di 500 studenti. L’edificio sarà composto da tre corpi di fabbrica di cui quello centrale di tre piani ( ogni piano è alto al grezzo m.4) e i rimanenti ( pochi, molto pochi) di due.


Rispetto alla struttura inaugurata negli anni 70’, la nuova pianta è contraddistinta da una maggiore verticalità e una forma più compatta, così da massimizzare le aree esterne. La superficie coperta, infatti, passerà da 3.144 mq a 2.423 mq. Ci sarà più spazio per le attività scolastiche all’aperto, per i momenti di ricreazione e condivisione con la cittadinanza. La nuova scuola potrà ospitare più di 20 aule (qui sono 20, talvolta 15, talvolta di più), oltre a numerosi locali tecnici, laboratori, una palestra, ma soprattutto una terrazza multifunzionale e un auditorium.”

Domanda: Se la verticalizzazione dei tre corpi fabbrica migliora al massimo gli spazi esterni, perché l’area storica occupata convento-distretto-scuola non basta più ed è necessario espropriare il parcheggio Montegrappa di 60 posti macchina?

I tempi e i costiSui tempi, il Comune ha come riferimento i vincoli contenuti nella convenzione con il Ministero, ovvero aggiudicazione dei lavori entro il 31 dicembre 2023 e ricostruzione vera e propria del nuovo plesso scolastico entro e non oltre il 31 marzo 2026. Il nuovo edificio composto di tre corpi di fabbrica in stile architettonico contemporaneo avrà un blocco centrale con ingresso, aule e sala conferenze su via Bentivoglio, un blocco posteriore su via Orsini con aule e uffici scolastici, un blocco laterale su piazzale Montegrappa con palestra e relativi servizi. Il complesso si sviluppa su una superficie di poco meno di 6.000 metri quadrati e disporrà anche di un ampio terrazzo al quale tutti potranno accedere tramite una scalinata che resterà sempre aperta?

L’assessore alla Scuola Paola Casara dice che il Comune, grazie agli stanziamenti europei e comunali, ha la possibilità di costruire in questa parte del centro storico un nuovo e avveniristico edificio scolastico “con tetti a giardino pensile e una sala civica- auditorium posta in cima”. Il nuovo edificio della Maroncelli, che sarà dedicato a scuola elementare, media e in ultima istanza anche materna, avrà 5.882 metri quadri di superfici. La superficie coperta passerà da 3.144 mq a 2.423 mq., sempre nei famosi tre corpi di fabbrica con 20 (in altra parte si dicono 15) aule per 500 alunni, 5 laboratori, una palestra e appunto un ‘civic center’ in cima, raggiungibile da un giardino pensile!

“Lo immaginiamo come un auditorium – spiega l’assessore Casara – in quanto la vocazione di questa nuova scuola dovrebbe essere musicale. Il nuovo  edificio ad uso scolastico, avrà spazi ed aree accessibili dalla cittadinanza in orari extra didattici.

I costi? Alti, molto alti, per un importo di 13,2 milioni di euro, di cui 11.113.419,32 euro derivanti da contributi Pnrr e 1.912.001,30 euro, con avanzo vincolato del Comune di Forlì. Come vediamo sono cifre enormi. Ma perché la demolizione? L’amministrazione ha operato tale scelta in quanto meno onerosa rispetto ad un adeguamento sismico e statico del fabbricato esistente. Io rileggendo le carte del passato, trovo delle affermazioni, che oggi appaiono sconcertanti, dell’allora Assessore all’Istruzione Lubiano Montaguti, che diceva: “l’adeguamento del vecchio edificio della “Maroncelli” alle normative vigenti è antieconomico. Servirebbero oltre 4 milioni di euro per risistemare la struttura, con poco di più si riuscirebbe a demolire e ricostruire la scuola” ipse dixit! da Il Carlino del 18 giugno 2016.

Molti hanno gioito per la sua demolizione perché da anni non si era fatto che, prima a sussurrare, poi sempre più forte ad urlare, demolizione, demolizione!!! E così è stato fatto. Io sono stato uno dei pochi, Drei sindaco, a tentare di evitare tutto questo. Ricordo che in una riunione conviviale, presente il Sindaco, io ricordai proprio a lui che esisteva un documento (credo che ci sia tutt’ora) dell’Amministrazione che consentiva agli edifici pubblici non a norma (Comune, Provincia, Prefettura ecc.) di continuare la loro attività, purché, il numero delle persone entrate corrispondesse a quello delle persone che potevano essere supportate dalle vie di fuga. E quante ce n’erano di queste nella vecchia Maroncelli! Nessuna reazione, ma il consueto rimando all’Assessore Montaguti.

E da allora cominciò la saga del nuovo: eccezionale, fenomenale, superbo e ancora di più! si trascura però di dire che lo spazio occupato dal nuovo edificio è superiore al precedente. Da questo tempo del passato – cambiano gli assessori, cambiano i Sindaci – arriviamo ai giorni nostri. Così nel Resto del Carlino di domenica 24 marzo 2024, ritroviamo l’Assessore Marco Catalano che dice: “…ci siamo impegnati al massimo perché questo sogno diventasse vero”. E ancora la Signora Casara: “per fare politiche educative ci vogliono spazi moderni che guardano al futuro …” e ancora, questa volta è il turno dell’assessore al centro storico Andrea Cintorino: “…stiamo per arricchire il centro di un servizio fondamentale….”. Ma come scrive Sofia Nardi l’articolista del Carlino, l’ultima parola spetta al Sindaco Gian Luca Zattini.

Ed io con grande disappunto, riporto, come ho fatto finora, fedelmente, quanto dice il Sindaco a proposito del precedente edificio. “…. un esempio della peggiore edilizia …” . Ahimè, una frase di così cattivo gusto da lui non me l’aspettavo… , un attimo… piano, ci sono anche le parole, sempre “Carlino” testimone, dell’Assessore Cicognani che afferma come supplemento e rinforzo alla frase di Zattini “…non vedevo l’ora di poterlo abbattere, era davvero brutto. Oggi posso dirmi soddisfatto…”. Era stato uno studente che odiava la “sua Scuola” o un esteta che non comprendeva le linee architettoniche di quell’edificio? Di lui abbiamo sulla rete un profilo che lo dipinge come chi ancora una volta rinvia al ‘26 il completamento del restauro di palazzo Albertini. Lo ricordiamo anche come ombra del sindaco Zattini (soprattutto nel 1° incarico) durante le loro promenades in centro.

Dopo questa autocelebrazione, come abbiamo letto, a piene mani, di lodi, di sogni, di autoesaltazioni e di infamie nei confronti di tutti coloro che avevano lavorato per l’edificio degli anni 60/70, proprio per questi dimenticati, non solo, ma anche offesi, voglio ricordare qualche nome. Per il cemento armato: Ing. Roberto Moroder di Roma, presenti e coordinatori dei lavori in loco, l’Ing. Gino Cervesi e il Geom. Vladimiro Farneti di Forlì. L’impresa realizzatrice dell’opera il Consorzio fra le Cooperative di Produzione e Lavoro della Provincia di Forlì. Il tempo ha provveduto a cancellare tutti e tutto, ma qualche superstite è ancora fra noi! Attenzione quindi a sparare giudizi tanto negativi su professionisti forlivesi, allora apprezzati da tutti.

Abbandonato per sempre il passato, guardiamo con interesse la megastruttura che vediamo giorno dopo giorno salire sempre più in alto, come… Mike Bongiorno o la mitica Torre di Babele. Abbiamo già sottolineato come il discorso della verticalizzazione non sia propriamente valido: gli spazi scoperti guadagnati non dicono molto se è stato necessario espropriare spazio al parcheggio Montegrappa! Il supermercato Famila dà origine ad un notevole traffico pedonale, in prossimità del manufatto. Tante persone passando avanti e indietro e parlando fra di loro, si dicono perplesse per le sue enormi, gigantesche dimensioni, e si chiedono: chi ci mettranno in quell’ecomostro? E così, sembra un paradosso, sembra di essere tornati agli anni ‘70 o ‘80 con l’orgia dei vari nostrani palazzinari che hanno lasciato il loro segno e il loro ricordo. Qui vicinissimo in Corso Mazzini sono 3 gli ecomostri, e con questo, poco distante, diventano 4. Borgo S.Pietro diventa sempre più….

Qualcuno che non è uno sprovveduto e fa parte della maggioranza ha espresso un giudizio che riassume il disagio di tutti coloro che lo vedono: un bellissimo progetto, ma messo nel posto sbagliato. Non era certamente da centro storico. Eppure chi me ne ha parlato aveva visto il rendering! Ma un conto sono le immagini generate da modelli digitali, un conto è vedere la realtà. A questo proposito mi torna alla mente la vicenda, sempre urbanistica, della famosa pensilona. Anche di lei, chi di dovere, aveva visto non so se un rendering, ma disegni su disegni sì, e tutti furono contenti… invece poi… solo a cose fatte si resero conto che era tutta un’altra cosa. Il Touring Club sulla sua rivista le dedicò (Nov. 1999) una pagina e una foto, chiamandola “pensilinasauro”! Allegria!… Forlì cade sempre su bucce di banana come questa.

Tanti si chiedono: un privato sarebbe riuscito a costruire un edificio come questo, proprio lì dov’è, nel cuore del centro storico? Tutti rispondono convinti: assolutamente, no! Ci auguriamo che il giardino pensile (chi lo vedrà posto così in alto?) e la ‘sala civica – auditorium’ posta in cima e sempre aperti alla cittadinanza (chi sorveglierà?), abbiano il dovuto successo e riconoscimento. Così, con il famoso Pnrr, anche noi abbiamo finalmente un sogno che diventa realtà!

Agostino Bernucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *