L’Aeronautica Predappio sotto assedio: lavori infiniti, facciata a rischio, memoria violata

caproni ristrutturazione

Il giovane divulgatore Amin “Della Caproni” affronta in modo critico la situazione del cantiere che da quattro mesi interessa le Officine Aeronautiche Caproni di Predappio.

«Il testo denuncia la mancanza di trasparenza e di comunicazione da parte della ditta responsabile, in particolare riguardo al destino del portone centrale in ferro e alla rimozione di parti della facciata, operazioni che sembrano contraddire i principi di tutela e valorizzazione del patrimonio. Amin sottolinea il rischio che il cosiddetto “maxi progetto”, finanziato con poco meno di 150.000 euro di fondi pubblici, si trasformi in un intervento superficiale e dannoso per una struttura demaniale storicamente fragile.

Rieccoci a parlare del cantiere che da 4 mesi interessa le Officine Aeronautiche, proprietà demaniale nel territorio di Predappio e bene culturale tutelato dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio. I lavori sono iniziati il 16 agosto e sarebbero dovuti terminare il 14 settembre. Queste date erano riportate su un foglio esposto all’inizio del cantiere, foglio che oggi, curiosamente, non risulta più presente. Nel corso dei mesi i lavori hanno cambiato direzione più volte e gli aggiornamenti principali sono stati pubblicati sui canali social del blog Caproni – Le ali della Romagna.

Si potrebbero porre decine di domande su questo intervento ma quella che oggi pesa più di tutte riguarda il portone centrale in ferro. Che fine farà? Verrà buttato via, fuso per qualche opera d’arte “stupenda” o tornerà finalmente al suo posto, all’ingresso delle Officine Aeronautiche? Nessuno lo sa. La rimozione, si dice, è servita per permettere il passaggio dei mezzi e delle ruspe che dovranno costruire un nuovo scheletro dietro la facciata.

Uno degli aspetti più contestati resta l’asportazione di varie parti della facciata per montare le impalcature. Operazioni che cozzano apertamente con i tanto sbandierati principi di salvaguardia e messa in sicurezza. Dalle immagini si nota bene che tra il muro della facciata e il cumulo di macerie esiste ora uno spazio di circa quattro o cinque metri. All’inizio del cantiere molti avevano sperato in una pulizia completa dell’area, ma alla fine solo una parte del materiale è stata rimossa mentre il resto è stato semplicemente spinto indietro come se si trattasse di un mucchio di terra qualunque.

Nel frattempo la facciata sembra essersi inclinata ancora di più, segno che il cosiddetto maxi progetto tanto decantato come un intervento di grande valore rischia di trasformarsi in una delle solite opere effimere di cui tra qualche anno nessuno vorrà più parlare. Guardando lo stato attuale è difficile capire dove sia tutto questo valore, considerando che i segni di deterioramento sono ancora più evidenti di prima e che il tempo, anziché fermarsi, sembra correre più veloce. Sarebbe opportuno che la ditta responsabile del cantiere informasse in modo chiaro e costante sui lavori in corso, anche perché si parla di un investimento pubblico di 149.883,77 euro.

A questo punto è lecito chiedersi se chi guida il progetto sia davvero consapevole delle conseguenze che possono avere certi errori  su una struttura già fragile e storicamente importante come quella delle Officine Aeronautiche Caproni. Molti, in questi mesi, hanno voluto credere che tutto stesse andando per il meglio ma davanti ai fatti sarà difficile continuare a pensarlo. Ora non resta che sperare che il portone, oggi solo appoggiato alla facciata, venga rimesso dove deve stare e non finisca fuso o, peggio ancora, in qualche collezione privata. Non si cercano colpevoli, ma di fronte a ciò che sta accadendo è doveroso porsi delle domande. Perché quando si tocca un luogo che rappresenta la memoria di un intero territorio, il silenzio e la superficialità diventano la peggior forma di negligenza».

Amin “Della Caproni”

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