Cia Romagna: la vitivinicoltura romagnola tra storia e innovazione

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La vitivinicoltura romagnola tra storia e innovazione: mercati in evoluzione, consumi che cambiano e un territorio chiamato a rafforzare identità e competitività. Sono questi i temi al centro della tavola rotonda “Vino tra storia, tradizione e futuro. Territorio, mercati e consumi: le nuove sfide per la vitivinicoltura romagnola”, organizzata da Cia Romagna, in occasione della presentazione dell’Annata Agraria 2025, che ha riunito Carlo Dal Monte presidente Gruppo Caviro Soc. Coop Agricola; Gianmarco Berti responsabile commerciale del canale HoReCa Italia di Terre Cevico; Nicolò Bianchini coordinatore Rimini D.O.C. e V.P. Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini; Stefano Francia presidente Cia-Agricoltori Italiani Emilia-Romagna; Alessio Mammi assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna.

La Romagna, con le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, rappresenta complessivamente oltre il 45% della superficie regionale coltivata a vite: nel 2025 sono circa 24mila gli ettari coltivati, di cui quasi 22.674 in produzione, per oltre 4 milioni di quintali di uva raccolta e oltre 3 milioni di ettolitri di vino prodotti.

Gli ospiti, intervistati dal giornalista Riccardo Isola, hanno messo in evidenza come la vitivinicoltura romagnola si trovi di fronte a una fase di profonda trasformazione: il clima che cambia; il taglio delle molecole che, senza alternative, mette a repentaglio la sopravvivenza delle produzioni; consumi che si modificano: per quantità (con un calo stimato di circa il 4%, mentre il consumo di alcol nel mondo cresce), per modalità (calano i consumi ai pasti quotidiani, ci si concede il piacere del vino nel fine settimana) e gusti (si pensi ad esempio ai Ready to drink, ai no e law alcol); le crisi dei mercati, i dazi Usa e i costi di produzione in aumento.

Dal confronto è emersa la necessità di rafforzare l’identità produttiva del territorio. Al centro, il valore della storia vitivinicola romagnola, patrimonio da cui ripartire per costruire modelli produttivi capaci di dialogare con le esigenze contemporanee; la necessità di investire nella promozione dei vini della Romagna, nella costruzione di messaggi chiari e riconoscibili, raccontare chi è davvero la vitivinicoltura del territorio, far emergere unicità e qualità delle produzioni anche con strumenti nuovi di commercializzazione e comunicazione.

Il messaggio forte, sottolineato più volte è stato quello della necessità di agire uniti, non fare andare in contrasto le diverse produzioni e i diversi produttori che il territorio esprime, in un dialogo costruttivo che partendo dalla realtà e dalle trasformazioni in atto individui strategie realistiche per guardare al futuro, concretamente, per le aziende e per il lavoro. Agire uniti e con una visione di lungo respiro, valorizzando i punti di forza che il comparto esprime, consapevoli che si tratta del futuro del territorio: di pianura, e soprattutto, di collina e montagna, dove vivere e fare impresa è più complicato. Dove l’agricoltura è fattore economico e sociale e dove c’è bisogno di semplificare, non di ostacolare.

Per Cia Romagna, l’obiettivo è sostenere le imprese in questa fase di trasformazioni, facilitando il dialogo con le istituzioni, rafforzando le reti territoriali e contribuendo a un percorso comune in cui il vino della Romagna possa presentarsi sui mercati, italiani ed esteri, con un’identità forte, chiara e competitiva per un futuro all’altezza del patrimonio agricolo e culturale di questa terra.

Cia Agricoltori Italiani, con oltre 900.000 iscritti è una delle maggiori organizzazioni agricole professionali europee. Ha una presenza capillare sul territorio nazionale con sedi regionali, provinciali e zonali. Cia Romagna associa oltre 10.000 iscritti: di questi oltre 5.000 sono imprese. 34 le sedi distribuite nelle zone del forlivese-cesenate, del ravennate e del riminese.

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