Il percorso istituzionale avviato per la ricostruzione dei territori romagnoli colpiti dal sisma del 2023 e dalle successive calamità naturali rappresenta un passaggio fondamentale per restituire stabilità e prospettiva alle comunità locali più duramente colpite, tra cui Tredozio, Modigliana, Rocca San Casciano e l’area dell’Appennino forlivese.
«In questi contesti, i beni culturali privati – sottoposti quindi a vincolo di tutela, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio – gravemente danneggiati dagli eventi sismici e idrogeologici, costituiscono un tassello essenziale dell’economia locale e dell’identità dei luoghi. Per questo motivo, l’Associazione Dimore Storiche Italiane Sezione (ADSI) Emilia-Romagna chiede che, anche nell’attuale fase di ricostruzione, siano previsti strumenti, risorse e procedure specifiche per il restauro dei beni culturali privati, così come avvenne in occasione del sisma che colpì l’Emilia nel 2012».
È quanto sottolinea Beatrice Fontaine, presidente di Adsi Emilia-Romagna, a commento dell’incontro istituzionale svoltosi nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati tra il senatore Guido Castelli, prossimo Commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma 2023 in Romagna, il capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, i rappresentanti parlamentari e i sindaci dei Comuni interessati.
«Desideriamo esprimere un sentito ringraziamento al governo per l’attenzione costante dimostrata verso un territorio che, negli ultimi anni, è stato messo a dura prova da eventi sismici e idrogeologici di straordinaria intensità. In questi centri – prosegue Fontaine – numerose dimore storiche private hanno subito danni strutturali significativi. Si tratta di edifici che custodiscono la memoria dei luoghi e che, attraverso attività culturali, ricettive e agricole, contribuiscono in modo concreto alla vitalità economica e sociale delle comunità locali durante tutto l’anno».
«Riteniamo quindi fondamentale – conclude la presidente di Adsi Emilia-Romagna – che la ricostruzione post-calamità preveda misure dedicate ai beni culturali privati, con procedure compatibili con la complessità degli interventi di restauro e con risorse adeguate a scongiurare il rischio di abbandono».
Per Adsi Emilia-Romagna, infatti, i proprietari «sono da sempre custodi del patrimonio culturale diffuso dell’Appennino romagnolo e non solo. Sostenere la ricostruzione di questi beni significa investire nella tenuta del territorio, nella sua identità e nel futuro delle comunità che lo abitano».