È di questi giorni la notizia di una strana schiuma bianca in mare. Immediata la risposta della struttura Oceanografica Daphne che svolge attività di sorveglianza e di ricerca sull’ecosistema marino costiero regionale. Immediato doveroso e logico pure l’interessamento dei quotidiani locali per questa notizia. Ma ne Dafne ne i quotidiani locali, pur raccontando la verità, hanno avuto il coraggio di chiamare con il loro nome “le cose”. In alcuni casi poi si spiega la causa della schiuma in maniera naif: “Si tratta dell’effetto dell’incremento delle fioriture algali dovute alle consistenti precipitazioni primaverili”. Non è la prima volta che il giornalismo locale affibbia a cause naturali quelle che in realtà sono le cause dell’inquinamento: “l’apporto di acqua dolce dai fiumi, le abbondanti piogge”.
Tutto vero ma questo è giornalismo naif. E così che la fioritura algale che rimescolata dal mare mosso si trasforma in schiuma, è determinato dall’abbondante apporto di sale di azoto e fosforo trasportato in mare dai fiumi con le piogge. Ma le sostanze finite in mare che incrementano la proliferazione delle alghe in maniera eccessiva, sono chiamate dal giornalismo locale “nutrienti”. Chiamarli “inquinanti” e descrivere poi gli effetti negativi su flora e fauna marina avrebbe offerto un quadro della situazione troppo chiaro al lettore.
Un quadro della salute delle nostre acque (https://www.4live.it/2017/12/la-salute-delle-nostre-acque/) già ben documentato dal rapporto annuale Arpae inerente la qualità ambientale delle acque marine romagnole, conferma l’apporto rilevante in mare di azoto e fosforo. Da tale rapporto emerge che la zona costiera individuata tra il delta del Po e Ravenna riceve un contributo equivalente a 7500 ton/anno di azoto e 294 ton/anno di fosforo. Questi rappresentano, rispettivamente, il 66.5% e il 62.2% del carico totale annuale di questi due elementi sversati dall’insieme dei bacini fluviali della Regione (da Idrovora Bonello al Tavollo). Questi carichi non considerano il contributo che deriva dalla restante parte del bacino padano che supera di gran lunga l’apporto sversato dai soli fiumi dell’Emilia-Romagna.
Nonostante ciò la fioritura algale (nutrita) che determina il colore marrone del mare, l’eutrofizzazione e la schiuma bianca, viene descritta come un fenomeno naturale. Sembra un passaggio giornalistico innocuo ma invece è deleterio perché disconnette il lettore dagli effetti dell’inquinamento. Ricondiamo che l’inquinamento è un’alterazione dell’ambiente che produce disagi temporanei, patologie o danni permanenti per la vita in una data area, e pone quella zona in disequilibrio con i cicli naturali esistenti. Il principale uso industriale del fosforo è nella produzione di fertilizzanti, non cade dal cielo.
Stesso discorso per i sali di azoto che non sono altro che nitrati provenienti dalla concimazione dei terreni agricoli ed essendo estremamente solubili finiscono nei fiumi attraverso le piogge e poi inevitabilmente in mare. Questi inquinanti producono effetti sull’ambiente marino e questo non è affatto naturale, ma un giornalismo che non chiama più le cose con il loro nome, grazie anche a ricercatori conniventi, produce un’informazione distorta: “Schiuma bianca sulla spiaggia di Riccione, ma non è inquinamento” oppure “Effetto naturale la colpa è delle alghe”. Bene, bravi, bis!
“I fenomeni eutrofici sostenuti da microalghe stanno interessando l’intera costa emiliano romagnola dalla battigia fino al confine delle acque territoriali, con concentrazioni elevate soprattutto nella parte settentrionale dell’area direttamente investita dagli apporti del bacino padano, a seguito delle intense piogge che hanno interessato tutta la pianura padana” (Carla Rita Ferrari responsabile struttura oceanografica Daphne).