L’ipotesi di avviare il processo di beatificazione di Annalena Tonelli (1943-2003) avanzata da Livio Corazza Vescovo di Forlì-Bertinoro, deve essere accolto con favore da tutti i forlivesi a cui sta a cuore la lotta contro la miseria e l’ingiustizia e sono propensi, sia con le parole ma soprattutto con i fatti, alla solidarietà morale e materiale nei confronti dei più bisognosi. Bisogna allora ricordare che ad Annalena è stata conferita, dopo la sua uccisione, la Medaglia d’oro al valore civile dal Presidente della Repubblica Italiana e come si caratterizzò il suo iniziale impegno a Forlì.
Cito soltanto tre casi. Occorre evidenziare, per prima cosa, l’attenzione nei confronti delle 101 famiglie che vivevano nel “Casermone” di via Romanello in una condizione di promiscuità e di assoluto degrado sociale ed economico. Annalena andava a visitare chi abitava in quella situazione così deplorevole quando la stragrande maggioranza dei forlivesi stava addirittura alla larga da quella zona della città. Una realtà non più esistente perché l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Angelo Satanassi, con Maria Belli assessore ai Servizi Sociali, trovò una sistemazione consona a tutte le famiglie, ma di cui deve rimanere memoria perché era una delle emergenze cittadine e lo fu fino al 1973.
Poi di Annalena va rimarcato il supporto dato con passione e competenza ad Elisabetta Piolanti (Mamma Bettina) che nella sua casa, in via Cerchia 101, accoglieva ragazze con gravi problemi di handicap fisico e mentale, quando non esistevano i servizi sociali e men che meno le istituzioni e le cooperative sociali che oggi si fanno carico di questi cittadini. Annalena contribuì alla costituzione e anche all’elaborazione dello statuto della Fondazione Opera Don Pippo, che ancora oggi è situata nello stesso luogo di allora, ed è una delle realtà più avanzate in questo campo dell’assistenza.
Infine nel 1963 Annalena concorse alla nascita del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo che all’inizio avviò quasi esclusivamente un’azione di sensibilizzazione intorno ai grandi problemi, allora pressochè sconosciuti, della fame e del sottosviluppo. Dal 1967 sviluppò un’azione di raccolta, selezione, riciclaggio di materiali usati che il Comitato continua tuttora. Con il ricavato dei mercatini vengono finanziati progetti di promozione umana nei Paesi del Terzo Mondo, acquistati e spediti indumenti, materiali sanitari, didattici, in più di 100 ambulatori, ospedali e missioni (molti personalmente conosciuti). In collaborazione con la Caritas e le Istituzioni pubbliche e private il Comitato si occupa anche di alcune forme di disagio e povertà locale.
Se Annalena operasse adesso nella nostra città quali realtà sosterrebbe? Sicuramente sarebbe attivissima nel “suo” Comitato del quale disse il 10 luglio 1969 che “in fondo è solo uno dei tanti mezzi per imparare ad amare di più, per accrescere la propria capacità di amare, per scoprire che la vita può essere meravigliosa solo che noi lo vogliamo, per imparare a volere concretamente la gioia degli altri, la felicità degli altri e gli altri saranno felici solo se si sentiranno amati”.
Seguendo questi principi, mi piace pensare, anche in questo caso faccio solo alcuni esempi, che Annalena farebbe sentire concretamente la propria vicinanza all’Opera Don Pippo e alle realtà similari che nel frattempo si sono costituite, fornirebbe aiuto alle benemerite mense dei “poveri” della Caritas e di Santa Maria del Fiore, sosterrebbe l’altruista attività dei medici dell’Associazione Salute e Solidarietà e si presterebbe come volontaria per insegnare l’italiano nella scuola Penny Wirton di Forlì Città Aperta.
Gabriele Zelli