Negli ultimi anni parlando di femminismo ci si è sempre più focalizzati sulla pittrice messicana Frida Kahlo, un’icona degli inizi del Novecento molto famosa nel mondo artistico, sia di una volta che contemporaneo. In ben pochi però sanno che Frida ha anche una disabilità fisica: è nata con la spina bifida (una malformazione del sistema nervoso centrale) e in seguito ha avuto un incidente col fratello, dopo cui non riuscì più a camminare e fu costretta a stare a letto. Di carattere forte, però, Frida non si fece abbattere dalla malattia, anzi: sfruttò il malessere e la sua situazione per dipingere alcuni dei suoi quadri migliori, il primo dei quali lo dedicò al ragazzo di cui era innamorata.
Molto emozionante, il film del 2002 che ci racconta la sa storia facendo riferimento anche al libro “Frida: A Biography of Frida Khalo”, nel quale si vede molto bene il cambiamento di vita della pittrice dopo che ebbe un incidente sul bus tornando a casa da scuola: da questo giorno infatti, Frida costretta a stare a letto, inizia a dipingere quadri meravigliosi, con cui aiuta anche a portare avanti l’economia della famiglia. Quando, piano piano piano riprese a camminare, va dal pittore Diego Rivera e gli mostra tutte le sue opere. Lui apprezzò molto l’arte della ragazza e la inserì nel mondo dell’arte e della politica.
Ciò che più colpisce guardando la pittrice e focalizzandosi sulla sua vita, è sicuramente il fatto che lei abbia provato a dipingere la sua disabilità, trasformandola in arte e rendendo le persone consapevoli del fatto che la disabilità non è necessariamente un ostacolo nella vita, ma un motore che spinge a vivere “normalmente” e senza limiti nonostante le proprie condizioni fisiche o mentali.
Questo si può notare guardando il suo quadro “La colonna spezzata” pubblicato nel 1944, in cui essa si ritrae nuda con il corpo pieno di chiodi e un busto che le tiene in asse la colonna vertebrale, come dice il titolo spezzata, ma si ritrae nonostante abbia il busto e fa della sua disabilità e delle sue imperfezioni un’arte.
In uno dei suoi testi, Frida scriveva “A sei anni ebbi la poliomielite. A partire da allora ricordo tutto molto chiaramente. Passai nove mesi a letto. Tutto cominciò con un dolore terribile alla gamba destra, dalla coscia in giù. Mi lavavano la “gambina” in una bacinella con acqua di noce e panni caldi. La “gambina” rimase molto magra. A sette anni portavo degli stivaletti. All’inizio pensai che le burle non mi avrebbero toccata, ma poi mi fecero male, e sempre più intensamente».
Un’incentivazione a tutti, per fare delle nostre caratteristiche, anche quelle che ci piacciono meno, un dono per noi e per gli altri!
Sara Sartoni