Il ritorno ad un simulacro di normalità mi ha spinto a riprendere contatto con la città, la sera. E mi sono reso conto di un’innovazione dei tempi recenti, alla quale non avevo ancora badato: l’illuminazione del viale della Libertà. Una scelta moderna, giustamente a led, che conferma la precedente (“moderna” di molti anni fa, con terribili intrusioni sui pali storici segati), ma che continua a rendere non percepibile il senso di una strada quasi intonsa, un prezioso condensato di edifici eclettici, razionalisti, enfatici, costruiti durante il periodo fascista. Con il disegno rimasto ancora coerente.
Per valorizzare questo asse urbanistico, ai cui vertici stanno due monumenti (la stazione e la colonna alla Vittoria), sarebbe stata operazione culturalmente interessante, dal momento che ci si mettevano le mani, riproporre (o rileggere) l’illuminazione d’antan, della quale sappiamo tutto, o immaginarne una del tutto originale per porre in risalto il contesto. Parliamo sempre di valorizzare l’architettura “razionalista”, più correttamente del Ventennio, della città. Perché non farlo, quando se ne presenta l’occasione?
Roberto Balzani