C’è una nuova speranza nel trattamento farmacologico del tumore della vescica: dopo dati favorevoli in altre neoplasie (polmone, rene, melanoma), la combinazione di chemioterapia e immunoterapia mostra risultati promettenti anche nella cura del tumore della vescica. A confermarlo i risultati del primo studio su tale combinazione pubblicati su una delle più prestigiose riviste scientifiche, The Lancet.
Al lavoro ha contribuito il gruppo Uro-ginecologico dell’Istituto Tumori della Romagna Irst Irccs diretto da Ugo De Giorgi che figura tra gli autori della pubblicazione. Sulla base dei risultati, gli autori, infatti, concludono che l’aggiunta di atezolizumab – un anticorpo monoclonale anti-PD-L1 capace di rimuovere i freni al sistema immunitario imposti dal tumore – alla chemioterapia a base di platino come trattamento di prima linea, mostri un significativo prolungamento della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con carcinoma uroteliale avanzato, con un ottimo profilo di tollerabilità.
“Tali risultati – commenta Ugo De Giorgi – supportano l’ulteriore sviluppo della combinazione dell’immunoterapia con la chemioterapia come possibile approccio di prima linea nei tumori della vescica; il prossimo convegno mondiale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) che si svolgerà da fine maggio in teleconferenza a causa del Covid, potrebbe portare ulteriori dati a favore di queste combinazioni con immunoterapia aprendo così un’ulteriore promettente speranza per i pazienti”.
Il tumore alla vescica è una neoplasia che origina dalle cellule di rivestimento di questo organo e colpisce in Italia circa 27.000 persone, in gran parte uomini (oltre l’80% del totale) rappresentando il quarto tipo di neoplasia più diffusa nel genere maschile. I principali fattori di rischio riconosciuti risultano essere il fumo di sigaretta e l’esposizione a sostanze chimiche industriali. Il primo approccio terapeutico è chirurgico cui, in caso di tumore invasivo, può essere associato un trattamento chemioterapico.