Proseguendo sul percorso che ci porterà a Terra del Sole, il paese che si incontra è Portico di Romagna. Un’escursione all’interno del centro abitato equivale a una passeggiata nella storia, a cominciare dalla rocca, situata nella parte più elevata, di cui restano notevoli vestigia. Dentro al perimetro del castello è collocata la Chiesa di Santa Maria in Girone che conserva diverse opere su tela di scuola romagnola del XVII-XVIII secolo. A fianco si innalza il Palazzo del Podestà sul quale spicca lo stemma mediceo. Al centro del paese si trova la Chiesa della Compagnia (secolo XV) in cui si venera la “Madonna del Sangue”, raffigurata su una tavola attribuita a Lorenzo di Credi (1459-1537).
Lungo il corso principale, che si percorre in pochi minuti, si notano palazzi di un certo prestigio che ci ricordano che a Portico, durante le lotte medievali, trovarono ospitalità alcune nobili famiglie. Tra questi edifici va segnalato Palazzo Portinari che la tradizione vuole appartenesse a Folco Portinari (1222?-1289), padre di Beatrice, la donna venerata da Dante Alighieri. Dalla parte opposta si trova Palazzo Traversari sulla cui facciata è appesa una lapide dedicata ad Ambrogio Traversari (1386-1439), priore generale dei Camaldolesi, umanista e diplomatico del XIV secolo. Attraversando il borgo si giunge al Ponte della Maestà, una costruzione a unica arcata a schiena d’asino, eretta nel Medioevo per attraversare il Montone, che prende nome dal piccolo Oratorio posto sul lato opposto del fiume (foto di Dervis Castellucci).
Il paese potrebbe trarre nome e origine da una colonia di romani che sul posto avrebbero costruito un portico per proteggere le attività mercantili. Il territorio fu patrimonio della Santa Sede che lo concedette agli arcivescovi di Ravenna che a loro volta lo passarono prima ai vescovi di Forlimpopoli e poi ai monaci dell’Abbazia di San Benedetto in Alpe. Si deve all’imperatore Federico Barbarossa (1122-1190) l’assegnazione di Portico in feudo ai Conti Guidi del ramo di Dovadola.
Marcovaldo Guidi, figlio di Ruggero II, nel 1306 tentò inutilmente di ribellarsi a Firenze. Tuttavia gli abitanti del borgo, sebbene avessero giurato fedeltà, non si sottomisero, tanto che nel 1376, per sedare la rivolta, entrarono in azione eserciti fiorentini capitanati in periodi successivi da Benghi de’ Buondelmonti e da Coppo Stefani (1336 – 1385), che lasciò un resoconto della vicenda nelle sue “Istorie”.
“Il conte Malatesta, detto il Tiranno”, scrive lo storico Pier Luigi Farolfi, “fece di nuovo ribellare Portico ai Fiorentini, ma con poca fortuna, poiché questo castello – essendo continuamente fatto segno da parte dei vicini feudatari e specialmente dei Manfredi di Faenza – decise di sottomettersi formalmente a Firenze” cacciando il 24 ottobre 1440 i rappresentanti del conte Guelfo, figlio di Malatesta. Da allora il capoluogo toscano inviò a Portico il podestà e il capitano del popolo. Nel 1398 vi operò, come capitano della Provincia di Firenze, il celebre novelliere Franco Sacchetti (1335 – 1400) che qui compose anche alcune novelle.
Beatrice Portinari: donna m’apparve, sotto verde manto
“Sovra candido vel cinta d’uliva / donna m’apparve, sotto verde manto / vestita di color di fiamma viva” (Purgatorio, Canto XXX – vv. 30- 33, descrizione del vestiario di Beatrice alla sua apparizione).
La maggior parte degli studiosi individua in Bice di Folco Portinari la Beatrice amata da Dante Alighieri. Anche lo scrittore Giovanni Boccaccio (1313-1375), nel commento alla “Divina Commedia”, fa esplicitamente riferimento alla giovane, anche se vi è chi successivamente ne ha messo in dubbio la reale esistenza. Solo il testamento del padre Folco, datato 1287, parla di un lascito in denaro alla figlia Bice maritata a Simone de’ Bardi.
Folco Portinari fu un banchiere molto ricco e in vista nella città di Firenze, ove si trasferì dalla natia Portico. Nella città sull’Arno fu fondatore di quello che tutt’oggi l’ospedale di Santa Maria Nuova, il principale nosocomio nel centro cittadino. Visse in una casa vicina a quella della famiglia Alighieri ed ebbe sei figlie, fra queste Beatrice la cui data di nascita è stata ricavata dagli studiosi in analogia a quella di Dante (coetanea o di un anno più piccola del poeta, che si crede sia nato nel 1265). L’anno della scomparsa di Beatrice è stata desunta dalla “Vita Nuova”, la prima opera certa attribuita al poeta. Altre notizie biografiche riguardanti Beatrice provengono anch’esse da questo libro, come la descrizione dell’unico incontro con Dante, il saluto e il fatto che i due non si scambiarono mai parola.
Rocca San Casciano: una piazza triangolare come cuore
Da Portico di Romagna si scende a Rocca San Casciano, paese sovrastato dai resti della rocca, antica fortificazione duramente colpita e danneggiata dal terribile terremoto del 1661. Il cuore del paese è piazza Garibaldi, a forma triangolare, esistente sin da epoca medioevale, sulla quale si erge il Palazzo Pretorio. Sulla torre dell’edificio è posizionato un orologio datato fine Cinquecento e una campana. Poco distante si trova la Chiesa del Suffragio, costruita dopo il terribile terremoto del 1661, che conserva un tondo di terracotta invetriata della scuola dei Della Robbia del XV secolo e un bassorilievo romanico in cui la tradizione popolare identifica l’abbraccio dei santi Donnino ed Ellero, provenienti dall’Abbazia di San Donnino, eretta su un colle limitrofo al paese, una delle più antiche e potenti della Romagna-Toscana, nonché una “Trinità” di Giovanni Stradano (XVI secolo) e un crocifisso ligneo del XV secolo.
Nella Chiesa di Santa Maria delle Lacrime, situata a poche decine di metri dalla piazza, è venerata la “Madonna delle Lacrime”, la cui immagine, ritenuta miracolosa, è raffigurata in una bella terracotta dipinta nel 1500. Nello stesso luogo si possono ammirare un crocifisso ligneo del XIV secolo e un fonte battesimale in marmo datato 1450.
Il ponte “vecchio” che attraversa il fiume Montone risale invece al 1600 circa. Si tratta di una costruzione a due archi, originariamente realizzata a schiena d’asino, modificata in tempi moderni per consentire il passaggio del traffico automobilistico.
La Rubrica “Fatti e misfatti di Forlì e della Romagna” è a cura di Gabriele Zelli e Marco Viroli