Giovedì 11 novembre 2021, a partire dalle ore 20,30, l’ex Chiesa di San Giacomo di Forlì aprirà le porte alla solidarietà con il “Charity Dinner” “A testa alta” dell’Istituto Oncologico Romagnolo. L’evento, organizzato in collaborazione con Comune di Forlì, Fondazione Dino Zoli e Ristorante Don Abbondio, è oramai una tradizione consolidata per il territorio nonostante la brusca interruzione avvenuta nel 2020 a causa della pandemia: in questo contesto si incontrano le realtà imprenditoriali di maggior responsabilità sociale, i professionisti più rinomati della ricerca scientifica svolta all’Irst di Meldola ed i volti più rappresentativi del mondo del volontariato e del Terzo Settore. Anche quest’anno la causa a cui sarà dedicata la cena “A testa alta” è più che nobile: il ricavato andrà interamente a sostegno del progetto “A testa alta”, il crowdfunding attraverso cui lo IOR si impegna a donare all’Istituto che oggi prende il nome del prof. Dino Amadori il Paxman Scalp Cooler, casco refrigerante che permette di contrastare l’effetto collaterale più comune della chemioterapia: la caduta dei capelli.
«I dati di letteratura in nostro possesso ci dicono come il 70% delle pazienti che utilizzano questa strumentazione presentino un’alopecia di grado lieve o nulla – spiega Ugo De Giorgi direttore della Struttura Complessa di Oncologia Clinica e Sperimentale, Terapie Innovative ed alte dosi dell’Irst – poter disporre di un’apparecchiatura del genere sarebbe quindi molto importante per la nostra struttura. Nella comunicazione tra medico e paziente, nel momento in cui si ragiona sulla proposta terapeutica, il tasto della calvizie rappresenta sempre uno dei momenti più critici. Ci sono persone che, pur accettando il percorso di cura più efficace per il tipo di malattia di cui soffrono, vivono molto male tale effetto collaterale, assumendo comportamenti di isolamento a fronte del disagio avvertito: ma non dimentichiamo che esiste anche una fetta di pazienti, fortunatamente piccola ma non per questo meno importante, che rifiuta categoricamente i trattamenti che inducono la caduta dei capelli. Di conseguenza il casco refrigerante ha sicuramente un impatto positivo per quel che concerne la qualità di vita delle donne che subiscono una diagnosi di cancro, ma per alcune di queste rappresenta anche l’unica speranza per potersi giocare la migliore chance terapeutica e, quindi, può risultare determinante anche per le prospettive di sopravvivenza».
Da questo punto di vista l’infermiera referente del Gruppo di Patologia Mammella dell’Irst di Meldola, Federica Fiori, rincara la dose. «Tra i miei doveri c’è quello di esporre tutti gli effetti collaterali attesi delle cure cui si sottopone chi riceve una diagnosi di tumore al seno – spiega – quindi so perfettamente che quello della calvizie è un tasto sempre molto doloroso da toccare. Ricordo di una donna che istintivamente commentò: “speriamo ci sia un altro lockdown”. Per lei la perdita dei capelli era un blocco enorme: “è come dire a tutto il mondo che sono malata. Non l’ho ancora accettato io, figuriamoci doverlo ammettere agli altri”, aggiunse. So di donne che hanno preferito andarsi a curare altrove, anche fuori Regione, pur di avere la speranza di scampare a questo effetto collaterale. Disporre del Paxman Scalp Cooler sarebbe quindi un grande sollievo non solo per i pazienti, ma anche per noi che lavoriamo al loro fianco: ci darebbe l’opportunità di dimostrare loro come comprendiamo la loro angoscia anche nel profondo, dandogli la possibilità di disporre delle migliori cure vicino a casa».
«Finalmente torniamo a fare solidarietà in presenza, e lo facciamo cercando di perseguire la traccia che il prof. Amadori ci ha lasciato – conclude Fabrizio Miserocchi direttore generale Ior – una malattia si può guarire o meno, ma la persona va sempre e comunque curata, in ogni suo aspetto. La cittadinanza romagnola ha dimostrato sin da subito di aver compreso ed interiorizzato questa lezione: non appena abbiamo messo online sulla nostra piattaforma www.insiemeachicura.it la campagna “A Testa Alta”, l’adesione è stata notevole. Ad oggi abbiamo infatti già raccolto più di 3.500 euro, frutto di grandi e piccole donazioni provenienti da più di 100 persone. L’obiettivo è quello di raggiungere quota 21.000 euro: il resto del contributo per l’acquisto della strumentazione verrà coperto dallo IOR. Speriamo che il “Charity Dinner” di Forlì ci dia una bella mano nell’avvicinamento a questa cifra: sarà un modo per contribuire ad un obiettivo importante, partecipando ad una serata di grandi emozioni».
La quota di adesione all’evento, per cui è necessaria la prenotazione e l’esibizione di Green Pass, è di 70 euro a persona. Per partecipare o chiedere maggiori informazioni occorre chiamare la sede Ior di Forlì al numero 0543/35929.