Sono ben 5333 le specialità alimentari tradizionali presenti sul territorio nazionale nel 2021 in Italia salvati dalla pandemia grazie agli agricoltori per sostenere la rinascita del Paese. È quanto emerge dal nuovo censimento delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Villa Miani a Roma.
Ai raggi X tutti i diversi tipi di pane, pasta, formaggi, salumi, conserve, frutta e verdura, dolci e liquori tradizionali che compongono il patrimonio enogastronomico nazionale, classificati per regione e tipologia, con gli esempi più curiosi, più rari, più antichi, più ricchi di proprietà salutistiche nella più ampia esposizione della variegata offerta territoriale mai realizzata prima. Grazie all’opera di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari, il numero delle tipicità regionali che l’Italia può offrire è passato – sottolinea la Coldiretti – dalle iniziali 2.188 del primo censimento nel 2000 alle 5333 attuali con un aumento del 167% dei prodotti salvati dal rischio di estinzione, accelerato dall’emergenza sanitaria.
Al quarto posto della classifica nazionale – sottolinea la Coldiretti – si posizionano l’Emilia-Romagna (398) e il Veneto (384), davanti al Piemonte con 342 specialità e alla Puglia che può contare su 311 prodotti. A ruota tutte le altre Regioni. La ventunesima revisione annuale convalida 398 denominazioni dei prodotti emiliano romagnoli, tra cui 12 tra bevande analcoliche, distillati e liquori; 47 carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione; 3 condimenti; 12 formaggi; 58 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati; 178 tra paste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria; 74 prodotti della gastronomia (piatti composti); 8 preparazioni di pesci, molluschi e crostacei e tecniche particolari di allevamento degli stessi e infine 6 prodotti di origine animale (miele, prodotti lattiero caseari di vario tipo escluso il burro). Spicca proprio all’inizio della distribuzione regionale, seconda solo alla provincia di Piacenza, la posizione di Forlì-Cesena con un numero di 98 denominazioni riconosciuto: esempi significativi sono il Raviggiolo, lo Squacquerone, la salsiccia matta, il castrato, cappelletti romagnoli, crescione romagnolo, ciliegia di cesena, fragola romagnola e tanto altro ancora.
Il presidente della Federazione Provinciale di Forlì-Cesena Massimiliano Bernabini commenta al riguardo: “Non possiamo che essere felici di vantare questo primato rispetto a produzioni che tanto caratterizzano il nostro territorio e la nostra cultura: un bagaglio che tramandiamo alle future generazioni”.
Per quanto riguarda le varie categorie a livello nazionale si tratta – spiega la Coldiretti – di 1.594 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.520 verdure fresche e lavorate, 813 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 516 formaggi, 302 piatti composti o prodotti della gastronomia, 171 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.), 165 bevande tra analcoliche, birra, liquori e distillati, 166 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei, 49 varietà di olio d’oliva e burro e 37 condimenti. Un’offerta che è stato possibile far tornare sulle tavole degli italiani – rileva Coldiretti – grazie anche alla rete di vendita diretta dei mercati, delle fattorie e degli agriturismi di Campagna Amica.
“Si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che il nostro Paese può oggi offrire con orgoglio ai turisti italiani e stranieri” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare che “il primato nei prodotti tradizionali si aggiunge a quello dei prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione europea, che hanno raggiunto quota 316”.