Nella cittadina belga Durbuy il professor Claudio Vicini, direttore del Dipartimento Testa- Collo dell’Ausl Romagna è stato insignito del prestigioso premio alla carriera dall’Interdisciplinary Belgian Dental & Surgical Sleep Medicine Academy (iBEDSSMA) per l’attività svolta nel corso degli ultimi trent’anni in materia di disturbi respiratori del sonno. Il premio è stato istituito dalla società multidisciplinare belga di lingua francese che copre tutto il territorio del Belgio e parte dell’Olanda e raccoglie otorinolaringoiatri, dentisti, chirurghi maxillo-facciali e pneumologi attorno al tema dei disturbi respiratori in sonno.
Il riconoscimento si fonda non solo sull’ attività scientifica del prof. Vicini, che vanta più di cento articoli e monografie in materia, ma soprattutto sulle numerosissime iniziative di natura didattico divulgativa e formativa che il professore ha organizzato in in tutto il mondo durante la sua lunga carriera.
Professor Vicini, questo prestigioso premio alla carriera è un riconoscimento non solo alla sua attività scientifica, ma anche divulgativa e formativa di livello internazionale. Quale di questi tre aspetti le sta più a cuore e ritiene di aver sviluppato particolarmente con il suo contributo? «Le tre attività sono fortemente interdipendenti e di fatto difficili da scindere. Come si è soliti dire dove si fa ricerca, e quindi attività scientifica, si cura meglio. Divulgazione significa coinvolgimento culturale del paziente, che è più consapevole delle scelte che lo riguardano. Scambi internazionali significa crescita e miglior qualità degli interventi».
Descriva il futuro prossimo dello studio della medicina del sonno in Italia e nel mondo. «Il futuro è nella migliore conoscenza dei meccanismi fini delle malattie, e quindi la possibilità di personalizzare i trattamenti».
Lei ha sempre avuto una sensibilità particolare per la comunicazione ai pazienti e ha dato un contributo importante, anche durante la pandemia Covid, nella divulgazione scientifica e nell’informazione alla cittadinanza. Ritiene che questo aspetto debba far parte della formazione dei nuovi medici cui lei peraltro insegna, da docente universitario? «Sicuramente si. Diffondere la cultura del buon sonno e saperla realmente comunicare è un atto potentissimo di prevenzione. E vista la diffusione del disturbo nella popolazione prevenire è un arma da potenziare al massimo».