“Ho risposto oggi alla mail di Simone Ortolani della Onlus Pro Vita & Famiglia, ma è da tempo che sui suoi contenuti ho avviato una profonda riflessione. Vista dall’esterno la vicenda citata da Ortolani può essere interpretata in modo non conforme alla realtà dei fatti, che sono questi: il Comune ha ricevuto 39.963,10 euro di contributi regionali ‘per attività rivolte alla promozione e al conseguimento delle pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni e della violenza di genere’. La declaratoria del provvedimento regionale riguarda anche i temi che attengono all’orientamento sessuale’ e all’identità di genere’. Pur non condividendo la cultura ‘gender’ soprattutto se fatta penetrare surrettiziamente nelle scuole per ‘indottrinare’ i più giovani, come amministrazione pubblica non avremmo potuto rinunciare a un contributo di tale entità senza attirarci critiche pur ingiuste e pretestuose, né avremmo potuto imporre alle scuole le tematiche dei progetti da realizzare.
Per quanto mi riguarda, credo fermamente che spetti alle famiglie non solo il compito di educare i figli, ma anche di vagliare con grande attenzione che il loro percorso scolastico non comprenda momenti estranei ai propri principi e ai propri valori. E siamo talmente attenti ai temi che riguardano i problemi giovanili, la scuola, la famiglia e le nefaste ricadute dei due anni di emergenza sanitaria sui più giovani che proporrò agli assessori competenti di mettere in cantiere un momento di riflessione, contando sull’apporto di esperti e associazioni che possano supportare il progetto. Credo, infine, che siano la coerenza e la trasparenza che contraddistinguono la nostra azione amministrativa a rassicurare le perplessità che Ortolani ha, dal suo punto di vista, legittimamente sollevato”. Così in una nota l’assessore Andrea Cintorino.
Sulla questione arriva anche la dura critica di Italia Viva di Forlì. “Sono sorprendenti le parole dell’assessora Cintorino. Anzichè difendere un progetto finanziato con risorse pubbliche a cui il Comune ha consapevolmente preso parte, motiva la scelta con ragioni squisitamente economiche. Come se i valori in cui dice di credere avessero un prezzo. Una scivolata, l’ennesima, di un’assessora che evidentemente mostra di non avere le idee chiare in materia di pari opportunità e contrasto alle discriminazioni. Impartire il valore del rispetto degli altri ai nostri figli e nipoti non significa in alcun modo promuovere la famigerata “teoria gender”. L’assessora abbia il coraggio delle proprie scelte e non si copra col paravento del contributo economico di 40.000 euro: perchè se questo è il modo di ragionare dell’Amministrazione, significa che per tutto c’è un prezzo. Se c’è un prezzo per i propri valori etico-morali, si autorizza chiunque a pensare che ci possa essere un prezzo per qualsiasi altra scelta: e siccome crediamo che non sia così, l’assessora farebbe meglio a rettificare la propria dichiarazione, avere il coraggio delle proprie scelte e assumersene la responsabilità“.