“Abitando a Forlì ci siamo resi conto di quanto sia difficile viverla davvero. Nonostante ospiti uno dei poli universitari più riconosciuti in Italia e disponga di un discreto bacino di risorse, la città appare svuotata della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e collettiva. Se in superficie brilla, in sostanza rischia di spegnersi” si legge in una nota dell’Unione Degli Universitari di Forlì.
«Senza percorsi di cittadinanza attiva né opportunità di aggregazione, la comunità forlivese è destinata a decomporsi come ogni altro organismo sociale. 550.000€ di luminarie e decorazioni non bastano per far rivivere la città: servono spazi adeguati, per condividere e includere, informare e sensibilizzare» dichiara Caterina Migale responsabile stampa del sindacato studentesco UDU (Unione degli Universitari).
“Da anni ci mobilitiamo insieme agli studenti e alle studentesse per far sì che ci venga riconosciuto uno spazio, quanto meno da parte dell’Università di Bologna, dove poter svolgere le nostre assemblee e iniziative. Tale richiesta ci è sempre stata negata, ma adesso arrangiarci non è più un’opzione. Dopo esserci confrontati con altre realtà associative (Forlì Città Aperta, Rea, Spazio2030) e aver riscontrato la stessa problematica, abbiamo realizzato un questionario per rilevare un maggior numero di opinioni sul tema. Il primo campione di risposte conferma i motivi per cui oggi abbiamo protestato davanti al Campus universitario” continua la nota.
“Al flashmob ha aderito anche Maria Giorgini, Segreterio Generale della Cgil Forlì, la quale ha espresso la solidarietà del sindacato dei lavoratori in questa lotta. Concludiamo riconoscendo che proprio grazie all’attivismo sono stati fatti dei progressi rispetto all’anno precedente (due nuove aule studio extrauniversitarie sono state aperte). Tuttavia, siamo amareggiati che le istituzioni, tra cui in primis l’Università di Bologna, scelgano di remare nella direzione opposta, negando un diritto non solo agli universitari e alle universitarie, ma di fatto all’intera comunità. Mentre noi scendiamo in piazza chiedendo una maggiore apertura, l’Alma Mater si pone distante dalle istanze collettive. Emblematica in tal senso è la chiusura del corso magistrale Mass Media e Politica, oltre al rifiuto già menzionato di concedere spazi del Campus alle associazioni” conclude l’UDU.